Dante Alighieri, nuova lettera scoperta dall'Università di Verona

Cronaca
La scoperta potrebbe modificare in parte la biografia riconosciuta del poeta (Profilo Facebook Università di Verona)

La missiva che, nell'agosto del 1312, Cangrande della Scala inviò al novello imperatore Enrico VII, con altissima probabilità sarebbe opera della mente del Sommo Poeta

L'Università di Verona ha scoperto una lettera che, quasi certamente, è opera di Dante Alighieri. Si tratta di una missiva che, nell'agosto del 1312, Cangrande della Scala, signore di Verona, inviò al novello imperatore Enrico VII. La scoperta non solo porterebbe al pubblico un nuovo scritto dantesco, ma dimostrerebbe anche che il Sommo Poeta soggiornò a Verona molto più a lungo di quanto si sia ritenuto, rendendo la città scaligera la dimora in cui rimase di più, dopo Firenze.

La denuncia all'imperatore Enrico VII

La scoperta si deve all'intuizione di Paolo Pellegrini, docente di Filologia e linguistica italiana all'Università di Verona. "La lettera, che era già stata pubblicata un paio di volte in passato - spiega Pellegrini - proviene da una raccolta di testi, presi come esempio del buon scrivere, che il notaio e maestro di ars dictaminis (ossia l'arte di scrivere lettere) Pietro dei Boattieri, attivo a Bologna tra Due e Trecento, aveva incluso in un codice confluito più tardi in un manoscritto oggi conservato alla Biblioteca Nazionale di Firenze". Il testo denunciava all'imperatore Enrico VII i dissidi nati all'interno della fazione che sosteneva l'Impero e invitava a riportare pace e concordia prima che si scatenasse una guerra intestina.

L'analisi del testo

"Da un'attenta analisi del testo della lettera, dei suoi riferimenti e degli stilemi linguistici - ha spiegato Pellegrini - appare evidente come la probabilità che l'abbia scritta Dante sia altissima". La scoperta della lettera, inoltre, produrrebbe una serie di conseguenze rilevanti anche sulla biografia del Sommo Poeta, dimostrando che avrebbe soggiornato a Verona dal 1312 al 1320. "Cadono in un colpo solo le ipotesi, formulate forse un po' troppo frettolosamente - prosegue ancora Pellegrini - che tra 1312 e il 1316 volevano Dante a Pisa o in Lunigiana, o addirittura lo immaginavano negli accampamenti imperiali tutto preso dalla stesura del De Monarchia. Nell'estate del 1312 Dante si trovava già a Verona e se il De Monarchia fu scritto in tale epoca, fu scritto sotto l'occhio vigile di Cangrande".

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