Ragazza trattenuta in Pakistan e tornata in Italia: starà in comunità

Cronaca
Menoona Safdar nell'ambasciata italiana in Pakistan, in una foto fornita dalla Farnesina (Ansa)
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La 23enne era stata costretta a restare a lungo in territorio pakistano dalla famiglia. Oggi, a meno di 24 ore dal rientro, l'incontro con i genitori e la decisione di non vivere con loro. Il padre: studiare le servirebbe "solo per lavorare e far venire qui suo marito"

Memoona Safdar non vivrà con la sua famiglia e sarà ospitata in una località protetta. La 23enne è rientrata il 20 settembre in Italia dal Pakistan, dopo essere stata obbligata dai suoi famigliari a rimanere a lungo nel Paese d’origine. L’avevano costretta a rinunciare a tornare in territorio italiano perché voleva studiare e perché aveva deciso di sposare un uomo che suo padre non approvava. Dopo il rientro in Italia - possibile grazie all’intervento della Farnesina - la ragazza ha comunque incontrato la sua famiglia, nell’abitazione di Bovisio Masciago (Monza), ma i parenti hanno ribadito la loro volontà di non assecondarla né negli studi né nella relazione con il suo sposo.

Memoona: in Pakistan mi zio mi ha picchiata

Studiare servirebbe a Memoona "solo per poi lavorare, avere una stabilità e far venire qui suo marito, e allora cosa studia a fare", ha detto il padre della 23enne all’Ansa. Memoona, nonostante il tentativo di riavvicinamento, ha spiegato di aver subito pressioni e violenza in Pakistan per la decisione di volersi sposare e di essere fuggita con il suo compagno in modo da sottrarsi alla collera dei famigliari. "Mio zio mi ha picchiata, forte - ha spiegato - sono scappata e i documenti li hanno presi loro in quel frangente". Poi, ha proseguito, "mio padre ha denunciato mio marito per il rapimento, ma la realtà è che per loro era troppo povero". E assicura: "È tutto documentato in Ambasciata".

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