Abusi sessuali su un 15enne: condannato l’ex parroco di Rozzano

Cronaca
Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 10 anni e 8 mesi di reclusione (Fotogramma, immagine di repertorio)
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Il Tribunale di Milano ha inflitto una pena di 6 anni e 4 mesi al prete, accusato di aver violentato un ragazzino nel 2011. La difesa dell’imputato aveva chiesto la sua assoluzione "perché il fatto non sussiste". Già risarcita con 100mila euro la famiglia della vittima

 

Accusato di abusi sessuali su un ragazzo di 15 anni, l’ex parroco di Rozzano è stato condannato in primo grado a 6 anni e 4 mesi. I fatti si sarebbero verificati nel 2011, nel paese in provincia di Milano. Al termine della requisitoria, il pubblico ministero aveva chiesto una condanna più pesante, a 10 anni e 8 mesi, mentre la difesa aveva invocato l'assoluzione del sacerdote "perché il fatto non sussiste". L'imputato, fuori dal processo, ha versato 100mila euro di risarcimento ai familiari del ragazzo, che hanno così rinunciato a costituirsi parte civile.

Le lacrime del ragazzo

Alla lettura della sentenza il giovane, ora 22enne, è scoppiato a piangere. "È stato un percorso doloroso e un dramma infinito, ma che oggi sia stata riconosciuta la credibilità di mio figlio è stata la cosa più grande", ha dichiarato la madre del ragazzo. Il pm Lucia Minutella nel corso della discussione ha sostenuto che non può essere considerata un'attenuante il versamento di 100mila euro alla famiglia da parte del sacerdote. "Le sofferenze del ragazzo e dei suoi familiari - ha sottolineato - non possono essere ripagate da un pagamento in denaro, al di là dell'importo". Anzi, secondo Minutella, vi è "una discrasia evidente nella difesa dell'imputato data dall'aver risarcito un danno che si ritiene di non avere cagionato".

Difesa: "Comportamento grave ma non violenza"

Il legale dell’ex parroco, l’avvocato Mario Zanchetti, ha sostenuto l’innocenza del suo assistito "perché il fatto non sussiste" e, in subordine, perché "non è emersa la prova del reato". Zanchetti, inoltre, ha definito "inattendibile" il racconto del ragazzo che solo tre anni dopo l'episodio, nel 2014, ha parlato esplicitamente di violenza sessuale. Nel corso del processo, il sacerdote ha ammesso di aver dormito con il ragazzo. Un comportamento, secondo Zanchetti, "estremamente grave dal punto di vista ecclesiastico", ma che non costituisce "un reato". Infine per l’avvocato i "suicidi simulati" e le "simulate possessioni demoniache" inscenate dal ragazzo sono "certamente il segno di un dolore", ma "non ci sono elementi per ritenere che siano derivati da un abuso sessuale".

Arcidiocesi: vicini a vittima, in attesa del processo canonico

Intanto l'Arcidiocesi di Milano, preso atto della sentenza, ha espresso "vicinanza al ragazzo coinvolto, alla sua famiglia e a tutti coloro che hanno ingiustamente sofferto", e si è detta "in attesa dell'esito del processo canonico, affidato alla responsabilità del Tribunale Ecclesiastico".  

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