Terremoto Centro Italia, la lenta rinascita delle zone colpite

Cronaca
La città di Amatrice pochi giorni dopo il sisma del 2016 (LaPresse)

Il 24 agosto 2016 un sisma di magnitudo 6 colpisce la zona dell'Appennino Centrale, tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Quasi 300 vittime, decine di migliaia di sfollati, moltissimi edifici distrutti. A 2 anni di distanza le zone colpite tentano una difficile rinascita

Due anni. 730 giorni. Tanto è passato dal 24 agosto 2016, il giorno del violento terremoto del Centro Italia che ha causato quasi 300 morti e decine di migiaia di sfollati, radendo al suolo numerosi edifici e devastando intere città. Due anni dopo, non tutti i problemi sono ancora risolti mentre i comuni simbolo della tragedia, come Amatrice, provano lentamente a rinascere.

Quattro regioni coinvolte

La prima scossa avviene alle ore 3:36 e 32 secondi con epicentro nel comune di Accumoli. E' l'inizio della tragedia. Il sisma di magnitudo 6 colpisce la zona dell'Appennino Centrale in quattro regioni: Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Centinaia di persone perdono la vita, in migliaia sono costretti ad abbandonare la propria casa. E le scosse si protraggono fino all'anno successivo, deformando il suolo: in alcuni centri abitati la terra si alza o si abbassa per decine di centimetri. I comuni più colpiti sono Amatrice, Accumuli, Arquata e Pescara del Tronto. Interni nuclei cittadini distrutti. Due anni dopo, la zona prova a rinascere, pur tra tante difficoltà. Negli scorsi mesi è arrivata la buona notizia della riapertura di corso Umberto I, ad Amatrice, strada simbolo della ricostruzione post sisma. Sempre ad Amatrice, a settembre inizierà l'attività la nuova scuola, mentre negozi e ristoranti stanno tornando a popolare la zona, spesso in centri commerciali costruiti dopo il terremoto.

Gli investimenti dello Stato

Nel frattempo, secondo le cifre fornite nei giorni scorsi dal commissario per la ricostruzione Paola De Micheli, lo Stato ha già investito 252,3 milioni di euro per la ricostruzione dell'area a cavallo tra il Lazio e le Marche, al netto dei soldi già spesi per la prima emergenza. "I numeri dimostrano che la ricostruzione è partita”, ha commentato all'Ansa il commissario De Micheli, “sia pure tra difficoltà molte delle quali legate alla situazione idrogeologica del territorio che stiamo cercando di superare. Lo Stato e tutte le istituzioni pubbliche sono impegnate senza risparmio di energie per restituire speranza alle comunità colpite dal terremoto del 2016”.

La ricostruzione

Quanto ai numeri relativi all'assistenza alla popolazione, dai dati del Dipartimento della Protezione Civile emerge che sono state consegnate 537 casette (le Sae, Soluzioni abitative d'emergenza) al comune di Amatrice, 200 a quello di Accumuli e 201 a quello di Arquata del Tronto. A oggi restano ancora 55 persone ospitate in hotel o in strutture predisposte ad hoc dopo il sisma. "Il primo anno c'è il dolore. E l'adrenalina. Il secondo ricostruisci tutto quello che puoi, per ripartire. Ma il terzo anno è il momento peggiore, quello in cui capisci che ci vorrà tempo, tanto tempo. Allora ti chiedi: e adesso cosa faccio?", ha confidato nei giorni scorsi all'Ansa Filippo Palombini, sindaco di Amatrice. "Dobbiamo essere franchi quel che potevamo fare l'abbiamo fatto: le case, i negozi, la scuola, la microzonazione sismica. Ora dobbiamo migliorare la vita nelle casette. Perché i prossimi anni saranno precari e noi dobbiamo essere bravi e uniti", dice Palombini. Mentre Amatrice sta provando a rinascere, gli altri paesi della zona non sono così fortunati. Spesso, come accaduto a Pescara del Tronto, sono ancora ridotti a un cumulo di macerie, mentre gli abitanti si trovano ancora nel villaggio delle Sae costruito sulla via Salaria.

Manca un piano di prevenzione

Intanto ActionAid sottolinea che, a due anni di distanza dal sisma, manca ancora un piano di prevenzione nazionale. “E' necessario un programma di prevenzione e risposta alle emergenze che aiuti e faciliti le comunità colpite dal terremoto nel lavoro di ricostruzione civile e concreta dei territori feriti e punti sulla partecipazione attiva delle cittadine e dei cittadini", chiede la responsabile del Dipartimento Programmi di ActionAid Elisa Visconti. "L'Italia - conclude - è il secondo Paese europeo per incidenza di eventi sismici: se ne contano 10 di grande intensità e impatto solo negli ultimi 30 anni ma ancora non si è dotata di strumenti nazionali standardizzati di gestione del rischio”.

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