Stadio Roma, in arrivo nuove carte. Nogarin: Lanzalone l'ho portato io

Cronaca
Luca Lanzalone, Filippo Nogarin e Alfonso Bonafede (foto Ansa)

Il sindaco di Livorno dice di "aver scoperto" l'ex presidente di Acea ed è "incredulo" per l'arresto. Renzi: "Bonafede venga in Aula". In settimana potrebbero arrivare nuovi documenti e interrogatori: altri nomi noti si sarebbero lasciati avvicinare da Parnasi

Nuove carte, nuove intercettazioni, inedite risultanze investigative che potrebbero comportare nuovi scossoni anche nel mondo della politica. Per la maxinchiesta della Procura capitolina sul nuovo stadio della Roma, la prossima sarà una settimana importante. Nei prossimi giorni, infatti, gli inquirenti depositeranno ulteriore materiale investigativo che potrebbe fornire nuovi elementi su quello che l'accusa considera come il “sistema Parnasi”, in particolare sul modus con cui è stata finanziata la politica, e sul ruolo di Luca Lanzalone, consulente di fatto dell'amministrazione capitolina guidata da Virginia Raggi nell'ambito del progetto per l'impianto che dovrebbe sorgere nella zona di Tor di Valle. A proposito di Lanzalone, è intervenuto il sindaco di Livorno Filippo Nogarin: “Non ci sto al racconto per cui ce l'hanno calato dall'alto Grillo o Casaleggio: Lanzalone l'ho scoperto io”.

Nogarin "incredulo" per arresto Lanzolone

In un’intervista al Fatto quotidiano, Nogarin si dice "sbalordito" e "incredulo" per l'arresto di Lanzalone. Nel Movimento 5 stelle, afferma, “nessuno ha mai calato persone dall'alto. In quattro anni mai una volta ho ricevuto una telefonata da Grillo o da Casaleggio per perorare la causa di qualcuno”. L'avvocato ormai ex presidente di Acea, continua, fu selezionato per risolvere la grana dell'azienda municipalizzata dei rifiuti. E a Livorno, sottolinea il sindaco, Lanzolone "è arrivato dopo una selezione molto importante e ha fatto un lavoro eccellente". Alla domanda se qualcuno sponsorizzò l'avvocato, Nogarin risponde: "Macché. Ricordo che Lanzalone mi disse che, seppur genovese, non aveva mai visto né conosciuto Grillo né tantomeno Casaleggio". E poi il sindaco di Livorno dice di essere molto colpito "che persone di un così alto livello stiano vivendo una situazione così dubbia e discutibile". E conclude: "Io non so, né posso avere idea di quello che Lanzalone abbia fatto a Roma, ma continuo a pensare che sia una persona corretta, un grandissimo professionista".

Renzi chiede a Bonafede di riferire in Aula

Dall’opposizione parlamentare, intanto, l’ex segretario del Pd Matteo Renzi torna ad attaccare il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Stando alle dichiarazioni rese dalla sindaca di Roma Virginia Raggi in Procura, sarebbero stato proprio Bonafede - insieme a Riccardo Fraccaro - a presentarle Lanzalone. "Io dico al ministro di venire in Aula a spiegare i suoi rapporti con lui”, dice Renzi. Bonafede, da parte sua, parla attraverso un post sul blog delle Stelle ma senza fare riferimenti all'inchiesta. "I corrotti devono andare in carcere!", dice l'esponente del M5s. E aggiunge: "I cittadini oggi si aspettano una risposta molto chiara e precisa nella lotta alla corruzione. La prevenzione e il contrasto alla corruzione è uno dei punti qualificanti del programma di governo e, come ministro della Giustizia, intendo mettere in campo le misure più risolute per stroncare questo fenomeno".

In arrivo nuovi documenti nell'inchiesta

Tornando al fronte processuale, sono in arrivo nuovi documenti nell'inchiesta. Il deposito delle nuove carte è legato alle istanze al tribunale del Riesame che verranno presentate in settimana dai difensori degli arrestati. Prima di ciò è attesa la decisione del gip sulla richiesta di scarcerazione avanzata, tra gli altri, da Lanzalone e dall'ex assessore regionale del Pd Michele Civita. Sul fronte delle indagini, poi, proseguirà l'attività istruttoria: hanno già chiesto di essere ascoltati dai pm il presidente del Coni Giovanni Malagò e le due figure-chiave dell'inchiesta, Lanzalone e Parnasi. Quest'ultimo resta detenuto nel carcere di San Vittore a Milano, ma nei prossimi giorni potrebbe essere trasferito a Roma. Non è escluso che possano essere convocati dagli inquirenti anche gli altri indagati: in totale sarebbero circa 27 persone tra politici, funzionari pubblici e professionisti. Nelle centinaia di pagine allegate all'indagine sono numerose quelle in cui compare la scritta "omissis": una scelta dettata dall'esigenza di tenere ancora secretati alcuni snodi dell'indagine.

Potrebbero esserci altri politici coinvolti

Tutto, comunque, lascia pensare che ci siano altri politici coinvolti nei vari filoni del procedimento. Altri nomi noti che si sarebbero "lasciati" avvicinare dall'imprenditore che, a detta degli inquirenti, aveva nella corruzione il suo 'core-business'. Chi indaga vuole approfondire proprio con l'imprenditore quel "sistema di finanziamento" a partiti, onlus e organizzazioni messo su negli ultimi anni. Nelle carte, ad esempio, spunta la Fondazione Eyu, legata al Pd, che pubblica la rivista "Eyu Europe Youth Utopia". Il gruppo Parnasi, nel febbraio scorso, avrebbe effettuato versamenti per circa 200mila euro (più Iva) in favore della fondazione. C'è anche una cifra che si avvicina ai 250mila euro che il costruttore, tramite una sua società, avrebbe dato all'associazione "Più Voci", considerata vicina alla Lega. Ma i soldi, a leggere le intercettazioni, erano garantiti a politici di tutti gli schieramenti. Da quanto emerso fino ad oggi, infatti, Parnasi "parlava con tutti" garantendo finanziamenti a partiti, associazioni e organizzazioni Onlus. Nel suo curriculum c'è anche il tentativo di esportare il sistema da Roma a Milano, dove fu avvicinato senza successo l'assessore comunale all'Urbanistica Pierfrancesco Maran.

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