16enne suicida a Forlì, condannati i genitori a 3 anni e 4 mesi

Cronaca
Aula di Tribunale (Fotogramma)
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La Corte di Assise conferma le accuse per maltrattamenti. Nel giugno 2014 la ragazza si è lanciata dal tetto della scuola che frequentava, lasciando in un messaggio video e in una lettera pesanti accuse sul comportamento del padre e della madre

Una condanna a tre anni e quattro mesi di carcere per il reato di maltrattamenti e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, oltre al pagamento delle spese processuali. È quanto ha deciso la Corte d'Assise di Forlì, presieduta da Giovanni Trerè, nei confronti di due coniugi, chiudendo così il processo di primo grado aperto per il suicidio della figlia sedicenne della coppia. Il 17 giugno 2014 la ragazza si lanciò dal tetto del liceo che frequentava, dopo aver lasciato in un messaggio video sul suo telefonino e in una lettera pesanti accuse sul comportamento dei genitori, tali da spingerla a farla finita.

Assolto il padre per istigazione al suicidio

Il padre della ragazzina è stato invece assolto dall'ipotesi di istigazione al suicidio, "perché il fatto non costituisce reato". Alla lettura della sentenza, arrivata dopo circa sette ore e mezza di camera di consiglio, non erano presenti i due coniugi diversamente da quanto accaduto durante le precedenti sedici udienze del procedimento. Rispetto alle richieste avanzate dalla pubblica accusa, rappresentata dalla pm Sara Posa - che aveva chiesto sei anni di carcere per il padre per istigazione al suicidio e maltrattamenti e due anni e sei mesi per la madre per maltrattamenti - la Corte d'Assise con la sua sentenza ha parzialmente accolto la richiesta per l'uomo mentre per la moglie il verdetto è stato più severo di quanto chiesto dal pubblico ministero.

Nel videomessaggio, la ragazza sosteneva che i genitori la odiassero

Il procedimento, che oggi ha vissuto il suo primo epilogo, aveva preso le mosse dalla morte della 16enne che, prima di buttarsi dal tetto della sua scuola, aveva lasciato un video girato col telefonino e una lettera. Verso la fine della requisitoria della pm forlivese, nelle scorse settimane, era stato fatto sentire in aula - a porte chiuse - un estratto del lungo filmato girato dall'adolescente col suo cellulare prima del gesto estremo. Dalla voce della 16enne, i giudici avevano potuto ascoltare le accuse rivolte ai genitori: la ragazza sosteneva che la odiassero e che, proprio per questo, il suo suicidio a loro non sarebbe dispiaciuto tanto. Nella registrazione aveva sottolineato anche che i genitori non l'avevano mai capita, conosciuta, né accettata per quello che era.

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