Libertà di stampa, Italia 46esima: aumentano violenze a giornalisti

Cronaca
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Nell'ultimo rapporto dell'Ong francese Reporters sans frontières il nostro Paese sale di sei posti (era 52esima). L'organizzazione però avverte: aggressioni e intimidazioni "in aumento" nei confronti dei reporter italiani, soprattutto al sud e a Roma

Migliora la situazione della libertà di stampa in Italia secondo l'ultimo rapporto di Reporters sans frontières, pubblicato oggi. Tuttavia, avverte l’Ong francese, nel nostro Paese le violenze sui giornalisti sono in aumento: "Il livello delle violenze perpetrate contro i reporter (intimidazioni verbali o fisiche, provocazioni e minacce...) è molto inquietante e non smette di aumentare, in particolare, in Calabria, Sicilia e Campania”. Nella classifica realizzata annualmente dalla Ong francese, il nostro Paese si piazza in 46esima posizione contro la 52esima dello scorso anno, con un progresso di 6 punti. Sui 180 Paesi studiati nell'annuale classifica di Rsf, al primo posto c'è la Norvegia mentre all'ultimo la Corea del Nord.

Le minacce di mafie e criminalità

L’Ong francese riporta che “in Italia una decina di giornalisti italiani sono ancora sotto una protezione permanente e rafforzata della polizia dopo le minacce di morte proferite, in particolare, dalla mafia, da gruppi anarchici o fondamentalisti”. Numerosi giornalisti, continua Rsf, soprattutto a Roma e nel sud d'Italia "si dicono continuamente sotto pressione di gruppi mafiosi che non esitano a penetrare nei loro appartamenti per rubare computer e documenti di lavoro confidenziali, quando non vengono attaccati fisicamente. Dimostrando coraggio e resilienza, questi giornalisti continuano, nonostante tutto, a pubblicare le loro inchieste", afferma Rsf.

"Odio del giornalismo incoraggiato da alcuni politici"

Reporters sans frontières lancia poi un messaggio: "L'odio del giornalismo minaccia le democrazie". In particolare, secondo l'ong, "la rivendicata ostilità nei confronti dei media, incoraggiata da alcuni responsabili politici e la volontà dei regimi autoritari di esportare la loro visione del giornalismo minacciano le democrazie".

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