Autobomba nel Vibonese, un arresto per detenzione di armi

Cronaca

Domenico Di Grillo, 71 anni, è stato arrestato con l'accusa di detenzione abusiva di un fucile e di 46 munizioni. L'arresto sarebbe avvenuto nell'ambito delle indagini sull'esplosione che ieri ha ucciso Matteo Vinci e ferito gravemente suo padre Francesco

Nella sua abitazione sono stati trovati un fucile e 46 cartucce. A Limbadi, in provincia di Vibo Valentia (Calabria), i carabinieri hanno arrestato Domenico Di Grillo, 71 anni, con l'accusa di detenzione abusiva di armi e munizioni. Di Grillo sarebbe stato arrestato nell'ambito delle indagini realtive allo scoppio dell’autobomba che ieri ha ucciso Matteo Vinci, di 42 anni.

La lite nel 2014

L'arresto non ha una connessione diretta con l'attentato di ieri, ma i carabinieri stanno valutando la possibilità di un collegamento tra l’uccisione di Vinci e la lite, per motivi d'interesse, che la vittima e il padre ebbero nel 2014 con lo stesso Di Grillo, la moglie Rosaria Mancuso (sorella dei capi dell'omonima cosca di 'ndrangheta) e altri esponenti della cosca. Nell'esplosione il padre di Matteo Vinci, Francesco di 73 anni, è rimasto gravemente ferito: ora è ricoverato in prognosi riservata nell'ospedale di Vibo Valentia. Lo scorso ottobre l'uomo fu vittima di un'aggressione (su cui si indaga ancora), avvenuta vicino al terreno della famiglia Vinci, attiguo a quello dei Di Grillo-Mancuso, dove è esplosa ieri l’auto. Proprio la delimitazione del confine tra i terreni sarebbe stata la causa scatenante della rissa avvenuta nel 2014.

L'attentato

Matteo Vinci fino a qualche tempo fa era un rappresentante di medicinali e si era candidato alle ultime elezioni comunali nella lista "Limbadi libera e democratica". La Ford Fiesta su cui viaggiavano lui e il padre il pomeriggio di lunedì 9 aprile, è stata sventrata dall'esplosione. L'ordigno ad alto potenziale era stato collocato, secondo quanto emerge dalle indagini, sotto la vettura e lo scoppio potrebbe essere stato azionato con un radiocomando.

Le indagini dell’Antimafia

Sui fatti indaga l'Antimafia. In un primo momento si era pensato a un incidente perché l'auto era alimentata a metano, ma i primi accertamenti hanno subito evidenziato una tecnica criminale tipica della 'ndrangheta. Lo scoppio si è verificato nel momento in cui l'auto percorreva una strada in una zona molto isolata, in località "Cervolaro". Sul posto, per il coordinamento delle indagini, sono giunti il pm di turno della Procura della Repubblica di Vibo Valentia e un magistrato della Procura antimafia di Catanzaro. Gli artificieri dei carabinieri hanno effettuato gli accertamenti tecnici per verificare dinamica e cause dell'esplosione.

Gabrielli: "Episodio preoccupante"

Sull'attentato è intervenuto anche il capo della polizia Fanco Gabrielli. "È un episodio - ha detto -  che deve essere ancora approfondito, vanno capiti i moventi ma sicuramente è grave e preoccupante se dietro c'è una strategia. Siamo al lavoro per capire e analizzare, per restituire anche a questo pezzo d'Italia la tranquillità e la serenità che merita”. 

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