Genova, tangenti e appalti truccati all'Università: cinque arresti

Cronaca
Le complesse indagini dell Fiamme gialle hanno smascherato il malaffare tra le mura dell'ateneo (archivio Ansa)
Ansa_GdF

Due dipendenti dell'ateneo truccavano le gare e facevano risultare interventi di manutenzione inesistenti per favorire tre imprenditori "amici". L'indagine della Guardia di finanza partita dopo una segnalazione del rettore  

Cinque persone, tra cui due dipendenti dell'università di Genova, sono state arrestate per aver commesso reati contro la Pubblica Amministrazione e falso in atti pubblici. In particolare, gli uomini finiti in manette avrebbero truccato alcuni appalti relativi all'Ateneo genovese. L'inchiesta è partita grazie ad una segnalazione del rettore Paolo Comanducci.

Tre imprenditori tra gli arrestati

A eseguire le cinque ordinanze di misure cautelari, all'alba di giovedì 16 novembre, il I Gruppo del Comando provinciale della Guardia di finanza del capoluogo ligure. Tra le persone raggiunte dalle ordinanze, oltre ai due dipendenti dell'ateneo che si occupavano degli appalti dell'Università, anche tre imprenditori genovesi. Le accuse nei loro confronti sono di truffa aggravata ai danni dell'ente, corruzione, turbata libertà degli incanti e falso in atti pubblici. Gli indagati sono agli arresti domiciliari.

Operazione "Macchia Nera"

L'operazione delle Fiamme gialle, denominata "Macchia nera", aveva preso il via nel marzo scorso dopo una segnalazione di Comanducci. Secondo quanto ricostruito durante le complesse indagini, il malaffare tra le mura dell'ateneo di Genova ruotava intorno a gare d'appalto "truccate" e lavori che risultavano svolti e per questo retribuiti, ma che in realtà non erano mai stati eseguiti. Il tutto, in cambio di tangenti e mazzette, che oscillavano tra i 500 e gli 800 euro. I cinque arrestati sono stati incastrati ricorrendo a intercettazioni telefoniche e ambientali. Decisive le immagini riprese con le telecamere installate nei posti in cui dipendenti e impresari si incontravano per il passaggio di mazzette. Questo avveniva di solito in due posti: piazza Bandiera, uno slargo che unisce il centro storico del capoluogo con la zona di Castelletto, e un ristorante di via Pisacane.

Il ruolo dei due dipendenti

Uno dei due impiegati dell'ateneo finito in manette avrebbe prodotto atti pubblici falsi "ad hoc" al fine di far assegnare ad un imprenditore edile amico lavori fasulli. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i lavori avrebbero interessato guasti alle fognature, perdite idrauliche ed altri intervententi mai verificati. I profitti derivanti da questi lavori, regolarmente pagati, venivano poi spartiti dall'imprenditore e dall'impiegato pubblico corrotto. L'altro dipendente dell'ateneo, un geometra, avrebbe "turbato" varie volte il procedimento di affidamento diretto dei lavori facendo vincere l'imprenditore "amico". Dopo l'assegnazione del lavoro, l'impiegato colluso riscuoteva la cifra concordata.

La dichiarazione del rettore

Perquisizioni, accertamenti e sequestri sono stati eseguiti anche in Università che, come ha dichiarato il rettore, "è parte lesa" in questa vicenda. "Oggi è un giorno triste perché se delle persone finiscono in galera significa che non siamo stati in grado di prevenire il malaffare". Ricordando che l'indagine è partita anche grazie a lui, Comanducci ha poi aggiunto: "Noi avevamo solo dei sospetti, la guardia di finanza ha trovato le prove. Adesso chiedo la massima attenzione in vista dei lavori edili dei grandi appalti che ci saranno in occasione del trasferimento dell'Università agli Erzelli".

Cronaca: i più letti