Aggredì architetto con l’acido, 29enne condannato a 8 anni

Cronaca
La polizia scientifica sul luogo dell'aggressione (Fotogramma)
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Il giovane di origini brasiliane aveva lanciato, lo scorso 6 luglio, dell’idraulico liquido contro il 43enne in pieno centro a Milano. Secondo l’imputato, il professionista lo avrebbe obbligato a prostituirsi, ricattandolo con delle foto compromettenti

È stato condannato a otto anni di carcere per lesioni gravissime il 29enne di origine brasiliana che lo scorso luglio, in pieno centro a Milano, ha aggredito e sfigurato con l'acido un architetto di 43 anni. Lo ha deciso il gup Marco Del Vecchio al termine del processo con rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena, superando la richiesta della Procura che era di 6 anni.

La versione del 29enne

Il 29enne, irregolare e incensurato, subito dopo il fermo aveva spiegato di aver avuto una "relazione" con il professionista che, a suo dire, lo avrebbe costretto a prostituirsi sotto la minaccia di diffondere in rete sue foto compromettenti. "Mi costringeva a prostituirmi con altri e a consegnargli i guadagni", aveva raccontato il giovane agli inquirenti.

L’aggressione

L’aggressione risale al 6 luglio, quando l’architetto e il 29enne si danno appuntamento a Porta Venezia. L’incontro degenera subito in discussione: il ragazzo lancia contro il professionista il contenuto di una bottiglia di idraulico liquido, comprata in un supermercato poco prima, colpendolo al collo e al volto, e scappa. L’uomo, che oggi era presente in aula, ha subìto una "deturpazione permanente" e ha problemi alla vista. Un piano premeditato e non una reazione impulsiva, secondo gli inquirenti, visto che il giovane aveva portato con sé l’acido.

L’architetto condannato in passato 

La vittima, in passato, è stata condannata in primo e in secondo grado a tre anni per ingiurie, diffamazione e calunnia aggravata, per una vicenda che risale al 2006 quando l’uomo era docente in un liceo artistico. Il 43enne, pare per interrompere la relazione tra una ragazza di 17 anni e un ragazzo di 19, avrebbe scritto e diffuso biglietti e lettere anonime in cui si descriveva la giovane come una pusher e il suo fidanzato come omosessuale, anche con l'utilizzo di fotomontaggi.

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