I 3 evasi a Favignana prima della fuga hanno imbavagliato un detenuto

Cronaca
Il carcere di Favignana, nelle isole Egadi
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Prima di scappare gli uomini avrebbero legato un uomo che era in cella con loro, per evitare che desse l'allarme. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire gli spostamenti, probabilmente resi difficoltosi dalle condizioni avverse del mare

Sono ancora a piede libero i tre uomini evasi durante la notte tra il 27 e il 28 ottobre dal carcere dell'isola di Favignana. Secondo le prime ricostruzioni, i detenuti dopo aver segato le sbarre sarebbero saliti sul tetto del reparto e con delle lenzuola, utilizzate come funi, si sono lanciati sul muro di cinta, dal quale poi hanno raggiunto la strada. I tre uomini però potrebbero non aver lasciato immediatamente l'isola a causa del mare agitato, che avrebbe impedito la navigazione con una piccola imbarcazione. Motivo per il quale le ricerche degli inquirenti si stanno concentrando anche sul territorio di Favignana. Tra i tre c'è anche un ergastolano, Adriano Avolese, 36 anni, condannato per omicidio. Gli altri due invece sono Giuseppe Scardino e Massimo Mangione, di 41 e 37 anni, che avrebbero dovuto finire di scontare la pena rispettivamente nel 2032 e nel 2037.

Un detenuto legato per permettere la fuga

I fuggiaschi sono evasi dalla casa di reclusione "Giuseppe Barraco" nel centro di Favignana, dove condividevano la medesima cella. Scardino e Mangione erano stati trasferiti sull'isola dopo un tentativo di fuga dal carcere di Siracusa, in cui erano precedentemente reclusi. Dalle indagini è emerso che nella cella coi tre evasi c'era un quarto detenuto che sarebbe stato legato e imbavagliato per evitare che desse l'allarme. L'uomo è stato interrogato a lungo ieri per ricostruire le fasi e gli orari precisi della fuga. L'obiettivo dei carabinieri è capire anche se il detenuto in questione sapesse della preparazione del tentativo di evasione, considerato che i fuggitivi hanno dovuto segare le sbarre della finestra.

Indagini anche sui telefoni

L'inchiesta dovrà chiarire anche per quale ragione Scardino e Mangione, amici e complici nei reati per cui sono in carcere, e che tentarono di fuggire insieme a Siracusa, si trovassero nella stessa cella. Per quanto riguarda le ricerche, carabinieri, polizia e guardia di finanza stanno lavorando anche sui cellulari che si trovavano nella zona quando è avvenuta l'evasione per cercare di tracciare i movimenti dei fuggiaschi. 

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