Mafia Capitale, riparte da zero il processo stralcio di Alemanno

Cronaca
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Si ricomincia con una diversa composizione del collegio della seconda sezione penale che ha aggiornato l'udienza al prossimo 17 novembre. L'ex sindaco romano è accusato di corruzione e finanziamento illecito

Riparte da zero il processo stralcio di Mafia Capitale che vede come unico imputato l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, accusato di corruzione e finanziamento illecito. La rinnovazione del dibattimento, che era iniziato ufficialmente il 23 marzo del 2016, è dovuta a una diversa composizione del collegio della seconda sezione penale che, presieduto ora dall'ex gip Riccardo Amoroso, ha aggiornato l'udienza al prossimo 17 novembre. La decisione è stata presa per consentire alla Procura di mettere a disposizione del tribunale il supporto informatico relativo alle intercettazioni già trascritte nel procedimento principale, cioè quello che si è chiuso a luglio, con 46 imputati, tra cui Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Inoltre, la difesa di Alemanno, entro la data fissata, potrà avere il tempo di esaminare l’intera documentazione.

Avrebbe compiuto "atti contrari ai doveri del suo ufficio"

Entro il 17 novembre, si prevede anche che venga depositata la motivazione della sentenza del maxi-processo da parte dei giudici della decima sezione penale. Comune di Roma, Cittadinanzattiva, Ama spa, Confconsumatori e Assocum sono le parti civili costituite contro Alemanno che, secondo i pm, avrebbe "venduto", tra il 2012 il 2014, "la propria funzione" e compiuto "atti contrari ai doveri del suo ufficio", ricevendo utilità materialmente erogate da Buzzi, nella veste di presidente della cooperativa '29 giugno'. Si tratterebbe di 75mila euro per cene elettorali, 40mila a titolo di finanziamenti alla fondazione Nuova Italia di cui era presidente, e somme in contanti non inferiori a 10mila euro. Quest'ultimo episodio giustificherebbe per gli inquirenti il finanziamento illecito, perché Buzzi avrebbe pagato questa somma in contanti nel 2014, quando Alemanno era diventato consigliere comunale, "senza la deliberazione dell'organo sociale competente e senza l'iscrizione della erogazione a bilancio". 

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