Gallarate, madre denuncia i pusher del figlio: 18 arresti

Cronaca
L'indagine, partita nel 2014, ha permesso di smascherare una rete composta da oltre 50 persone (Foto Ansa)
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Operazione dei carabinieri contro una rete di spacciatori italiani e marocchini attivi principalmente in Lombardia e Piemonte

Diciotto persone sono state raggiunte da ordinanze di custodia cautelare, per aver dato vita ad un giro di spaccio di cocaina, eroina e hashish in provincia di Varese. Le misure, emesse dal gip del tribunale di Busto Arsizio sono state eseguite dai carabinieri di Gallarate e riguardano immigrati marocchini e italiani, tra cui quattro donne. L’indagine è nata grazie alla segnalazione di una madre, riuscita a risalire a chi aveva venduto la droga al figlio.

Lo base logistica nei boschi

L'organizzazione, secondo la ricostruzione degli inquirenti, aveva la sua base logistica nelle zone meridionali della provincia di Varese, in particolare nelle zone boschive del saronnese. Da lì la droga, acquistata sempre in Lombardia, partiva per essere distribuita ai vari pusher, e veniva  spacciata nelle provincie di Varese, Novara e nel Verbano. Il blitz dei carabinieri ha riguardato varie città: Saronno, Rho, Novara, Legnano, Verbania, Vercelli, Domodossola, Como, Fabriano.

Coinvolte quattro donne

Tra le persone raggiunte dai provvedimenti restrittivi, figurano anche quattro donne, di cui tre italiane. Una di queste è una ragazza di 23 anni di Gallarate, secondo quanto riporta il sito locale di informazione VareseNews. La giovane, legata sentimentalmente al principale pusher dell'organizzazione, un venticinquenne marocchino, spacciava e deteneva cocaina per conto del compagno all’interno della propria abitazione. Dovrà rispondere di concorso in detenzione e spaccio di stupefacenti.

La denuncia della madre 

L'indagine dei carabinieri, nata nel settembre 2014, è partita a seguito della denuncia di una donna residente nel Gallaratese. La signora si era rivolta ai carabinieri riferendo dei debiti di droga del figlio minorenne. Così facendo, ha permesso ai militari di ricostruire poco per volta una rete criminale composta complessivamente da 54 persone di nazionalità italiana e marocchina.

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