Ddl processo penale, ecco tutte le novità

Cronaca
Dopo due anni, il Parlamento ha approvato la nuova legge (Getty Images)
GettyImages-ddl_intercettazioni_Parlamento

Processi più rapidi e un nuovo sistema di prescrizione, pene più severe per furti e rapine. Intercettazioni telefoniche: equilibrio tra diritto alla riservatezza e all'informazione

Aumento delle pene per furti e rapine, processi penali più veloci e modifiche che riguardano prescrizione e intercettazioni. Queste le novità introdotte dalla riforma del processo penale che, dopo un iter di due anni, mercoledì 14 giugno ha superato alla Camera l'ultimo scoglio con il voto di fiducia.

Pene più severe per chi delinque

La nuova legge, votata il 15 marzo scorso dal Senato, recepisce tra le altre alcune indicazioni provenienti dall'Unione europea. Fra le nuove norme, quelle che inaspriscono le sanzioni per i reati ad alta "percezione sociale": per lo scippo e il furto in abitazione le pene minime vengono portate da 1 a 3 anni, per la rapina da 3 a 4, e fino a un massimo di 10. Per l'estorsione aggravata si passa da 6 a 7 anni e per il voto di scambio si rischiano da 6 a 12 anni di carcere (prima la pena prevista era da 4 a 10 anni).

Intercettazioni

Non potranno essere in alcun modo divulgabili e pubblicabili i risultati di intercettazioni che coinvolgano soggetti estranei ai fatti per cui si procede. Chi diffonde registrazioni di tale genere al solo fine di infangare la reputazione degli interessati sarà punito con una pena fino a 4 anni di carcere. Non c'è punibilità, invece, se le registrazioni integrano una prova nel processo o sono usate per la difesa o per diritto di cronaca. Sarà il pubblico ministero a stralciare le registrazioni ritenute inutilizzabili ai fini processuali o che contengano appunto informazioni non pertinenti al processo. La materia sarà comunque disciplinata da un ulteriore decreto legislativo che il ministro della Giustizia Andrea Orlando dovrà presentare entro i prossimi tre mesi.

Prescrizione più lunga

Il ddl modifica inoltre la tanto contestata legge Cirielli del 2005, approvata dall'allora governo Berlusconi. D'ora in avanti, dopo la sentenza di condanna di primo grado la prescrizione verrà bloccata per 18 mesi, e inoltre raddoppierà per quel che riguarda la corruzione. Per alcuni reati a danno dei minori, decorrerà invece dal compimento della maggiore età della vittima, salvo che la notizia del reato sia precedente al compimento dei 18 anni.

La norma contestata da Anm

L'Associazione nazionale magistrati ha contestato invece la norma che dà alle procure un massimo di tre mesi (prorogabili di altri tre: ma per reati di mafia e terrorismo il tempo è dilatato fino a un anno) per chiedere il rinvio a giudizio o il proscioglimento di un indagato, una volta concluse le indagini preliminari. Se questo limite viene ignorato, interviene l'avocazione da parte del procuratore generale.

Cronaca: i più letti