Il Garante: "Attenzione a foto figli online, rischio pedopornografia"

Cronaca
Antonello Soro, garante privacy (Ansa)
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Antonello Soro, nella relazione annuale al Parlamento, segnala anche l'aumento di cybercrimini contro le aziende italiane: 9 miliardi di danni nel 2016. E avverte: monopolisti web condizionano intera umanità

Una "crescita vertiginosa". È quella della pedopornografia in rete che, secondo recenti ricerche, avrebbe visto censite due milioni di immagini nel 2016, cioè quasi il doppio dell’anno precedente. A segnalarlo è stato il Garante della privacy, Antonello Soro, nella sua relazione annuale al Parlamento in cui ha anche avvertito che la "fonte involontaria" del fenomeno sarebbe quella dei "social network in cui i genitori postano le immagini dei figli".

Bene legge sul cyberbullismo

Il garante ha ribadito quanto sia fondamentale la tutela dei minori sul web, anche sul fronte del cyberbullismo. Soro ha definito come "particolarmente positiva" la decisione "di coniugare un approccio preventivo e riparatorio, grazie alla promozione dell'educazione digitale e alla specifica procedura di rimozione dei contenuti lesivi presenti in rete".

Cybercrime: 9 miliardi di danni a imprese italiane nel 2016

Quello del cybercrime è stato un altro degli argomenti affrontati dal garante che ha segnalato che, nel 2016, "gli attacchi informatici avrebbero causato alle imprese italiane danni per nove miliardi di euro, ma meno del 20 per cento delle aziende farebbe investimenti adeguati per la protezione del proprio patrimonio informativo”. Partendo dal caso di Wanna Cry, cioè del ransomware che ha approfittato di sistemi operativi non aggiornati per colpire i computer di molti Paesi, Soro ha ricordato che, nel 2016, "le infrastrutture critiche sarebbero state oggetto del 15 per cento di attacchi in più rispetto al precedente". Inoltre, i casi di  cyberwarfare, in cui si "utilizzano canali telematici per esercitare pressione su scelte geopoliticamente rilevanti", sono cresciuti del 17 per cento. Per garantire una cybersecurity che funzioni, in quest’ottica, "è necessario evitare il rischio della parcellizzazione dei centri di responsabilità, con una centralizzazione di competenze e un'organica razionalizzazione del patrimonio informativo, anzitutto pubblico". 

Tutela della privacy per combattere il terrorismo

La tutela della privacy non solo come arma contro pedopornografia e cybercrime, ma anche come strumento "indispensabile" nella lotta al terrorismo. Soro ha ricordato, a questo proposito, che dopo l’11 settembre 2001, il rapporto tra libertà e sicurezza è cambiato, ma i fatti hanno dimostrato "come di fronte alle nuove minacce, la privacy sia non solo possibile, ma addirittura indispensabile per rendere le attività di contrasto più risolutive". L’obiettivo è quello che la lotta al terrorismo sia più efficace, senza rendere i cittadini "meno liberi". Proprio per raggiungere i risultati che il garante si è preposto, e non solo in materia di lotta al terrorismo, Soro ha chiesto che l’Autorità venga potenziata "con un significativo incremento del personale, analogamente a quanto stanno facendo i maggiori Paesi europei".

I "monopolisti del web" che condizionano l'intera umanità

L’attenzione deve essere rivolta anche ai "tanti 'grandi fratelli' che governano la rete", ha poi ricordato il Garante della privacy, citando "un numero esiguo di aziende" - i cosiddetti  monopolisti del web - che possiede "un patrimonio di conoscenza gigantesco" e dispone "di tutti i mezzi per indirizzare la propria influenza verso ciascuno di noi, con la conseguenza che, un numero sempre più grande di persone, tendenzialmente l'umanità intera, potrà subire condizionamenti decisivi". "Gli Over the Top", come li ha definiti Soro, "sempre più spesso intervengono, in un regime prossimo all'autodichia, per comporre istanze di rilevanza primaria, quali informazione e diritto all'oblio, libertà di espressione, dignità e tutela dalle discriminazioni, veridicità delle notizie diffuse". Il timore è quello che l'identità personale si riduca a "un profilo di consumatore, elettore, comunque utente che un algoritmo attribuisce a ciascuno, finendo per annullare l'unicità della persona".

Fake news: no a "tribunali della verità"

Un altro timore è quello legato alla diffusione delle cosiddette “fake news” (false notizie), al centro del dibattito internazionale degli ultimi mesi. La soluzione non va cercata nella “via esclusivamente tecnologica", né in quella penale “che finirebbe con l'assegnare alla magistratura il ruolo di tribunale della verità". La strategia - articolata - deve partire da un forte impegno pubblico e privato e dalla sistematica verifica delle fonti.

 

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