Camorra, tentano omicidio per vendicare "onore" del capo: 3 arresti

Cronaca
Foto d'archivio (Getty Images)

Il primo agguato, nel rione Don Guanella, era fallito perché la madre della vittima aveva fatto da scudo tenendo il nipote in braccio. Alla base degli omicidi le dicerie su una relazione tra la compagna del capo di un gruppo criminale e “un altro” uomo

Vendicare l’onore di un uomo, per un presunto tradimento. Sarebbe questo il movente alla base di tre tentati omicidi a Napoli e dintorni, secondo quanto scoperto dai carabinieri del nucleo Investigativo di Castello di Cisterna. Questa mattina, gli agenti hanno arresrato tre persone ritenute responsabili dei tentati omicidi aggravati da finalità mafiose, di detenzione e di porto illegale di armi da guerra. I fermati sarebbero contigui al clan dei “Ciccarelli”, attivo a Caivano e nei comuni vicini.

Il primo agguato: la vittima salvata dalla madre

Tutto è incominciato lo scorso autunno, quando una donna ha sostenuto che ci fosse una presunta relazione tra la compagna di un capo di un gruppo criminale legato a un clan napoletano e un altro uomo. "L’offeso", allora, avrebbe ordinato di uccidere l’unico maschio della famiglia della donna, ma l’agguato - programmato senza l’autorizzazione del capo clan nel rione Don Guanella di Napoli - non ha raggiunto l’obiettivo. La vittima, infatti, è stata salvata dall’intervento della madre che, con il nipote in braccio, si è frapposta tra il killer e suo figlio. La donna e la vittima sono rimasti feriti nell’agguato, il bambino ne è uscito illeso.

Le rappresaglie per l'agguato di Napoli

Il secondo tentativo di omicidio è invece scattato a Caivano, per punire chi aveva ordinato l'agguato di Napoli senza l'autorizzazione del capoclan. Per ricomporre la frattura provocata dall'agguato di Napoli, si era deciso di eliminare uno degli uomini del commando, composto da due persone: all'altro era stato imposto di fare da esca e di partecipare all'eliminazione del complice. Anche questo secondo agguato, però, era fallito e l'obiettivo aveva deciso di collaborare con la giustizia.

Il video che ha tradito uno degli aggressori

Molto utile per le indagini, un video estrapolato da un sistema di videosorveglianza di Caivano: immortala uno degli arrestati, un 38enne che aveva partecipato sia al raid per difendere l'onore del suo capo, che a quello per eliminare il suo complice nel ferimento della donna, mentre, pistola in pugno, entra in un bar per minacciare clienti e titolare (guarda il video in alto).

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