Operaio licenziato dopo trapianto, Oerlikon fa marcia indietro

Cronaca

La multinazionale svizzera ritira la decisione. A darne notizia è il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Antonio Forchione, 55 anni, era rientrato al lavoro dopo un intervento al fegato, ma l’azienda gli aveva detto che per lui non c’era più posto: L’INTERVISTA A SKY TG24

 

La Orleikon Graziano cambia idea. La multinazionale svizzera, con sede a Rivoli (Torino), ha ritirato il licenziamento di Antonio Forchione, l’operaio 55enne che, tornato in fabbrica dopo essere stato sottoposto a trapianto di fegato, non ha più trovato il posto di lavoro. "Mi è stato detto che non servivo più e mi hanno dato la lettera di licenziamento. Poi mi hanno indicato la porta invitandomi ad andarmene”, ha raccontato a Sky TG24. 

 

<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="it" dir="ltr">Licenziato dopo trapianto di fegato: “Hanno detto che non servo più” <a href="https://t.co/Q8x2O83h4G">https://t.co/Q8x2O83h4G</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/cronaca?src=hash">#cronaca</a>&mdash; Sky TG24 (@SkyTG24) <a href="https://twitter.com/SkyTG24/status/839807142232150018">9 marzo 2017</a></blockquote><script async src="//platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>

 

Ritirato il licenziamento -  Dopo le proteste e lo sdegno generale, però, l'azienda ha fatto retromarcia. La decisione, anticipata dal presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, è stata comunicata in serata dai rappresentati locali della multinazionale svizzera al legale del lavoratore. "Sono contento. Mi hanno parlato di un errore. Non mi hanno ancora detto quando tornerò al lavoro e neppure quale mansione avrò", si limita a commentare Forchione. "E' il risultato della mobilitazione immediata dei lavoratori che ha dato risalto a una vicenda che altrimenti sarebbe rimasta circoscritta a un problema personale", sottolinea la Fiom.

 

Il caso - Antonio Forchione lavora alla Oerlikon da 27 anni; gliene mancano 5 alla pensione. Lunedì scorso è rientrato in fabbrica dopo una convalescenza di 8 mesi, ma lì ha scoperto per lui non c’era più posto. "Mi hanno fatto una visita e mi hanno dichiarato inabile, mi hanno costretto a tre settimane di ferie forzate. Poi lunedì scorso mi hanno consegnato la lettera di licenziamento. Mi hanno detto che non potevo più svolgere il lavoro di prima e che non sapevano che mansione affidarmi. Io - aggiunge -  sono un operaio universale. Ero anche disposto a un demansionamento, avrei accettato di fare qualunque cosa, fotocopie in un ufficio o il fattorino".

A sostegno di Forchione si erano mobilitati anche i colleghi, proclamando uno sciopero di solidarietà. La decisione dell’azienda ora cambia le cose. 

 

Un altro caso - Nel frattempo però scoppia un altro caso: la Oerlikon Graziano conferma il licenziamento "per motivi disciplinari" di un altro operaio, storico delegato della Fiom, dello stabilimento di Sommariva Perno (Cuneo). L'ennesimo capitolo di un lungo braccio di ferro tra azienda e sindacati, nell'ambito del quale si è parlato anche di una comunicazione ai lavoratori di Bari e Torino di pause fisiologiche collettive, questione poi rientrata. "E' ora di voltare pagina. Da mesi chiediamo un piano industriale, l'azienda risponde con i licenziamenti. Per di più, ingiustificati, vergognosi e discriminatori", afferma il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. Anche il numero uno della Uilm Rocco Palombella definisce "vergognoso" il provvedimento della Oerlikon.

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