"Vicini alla terra", storie di un terremoto

Cronaca

Silvia Ballestra

Credits: Flavio Di Properzio, Enpa
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Un omaggio a un pezzo bellissimo d’Italia, ai suoi abitanti umani e non. Nel libro "Vicini alla terra - Storie di animali e di uomini che non li dimenticano quando tutto trema", Silvia Ballestra racconta un territorio ferito a partire dal salvataggio degli ultimi. LEGGI UN ESTRATTO

 

Kid

A Pescara del Tronto è rimasto solo lui. Gli abitanti della piccola frazione di Arquata sono quasi tutti morti. Il paese è distrutto, quasi polverizzato.

Kid è un cane anziano, peloso, sembra un piccolo orso. Se ne sta disteso davanti a un portoncino, sembra fare la guardia a una casa in cui non tornerà più nessuno.

Fatica a muoversi perché è un vecchione, stanco. Tiene il muso fra le zampe e non si lascia attirare dalle crocchette che i volontari gli sistemano vicino. Non guarda l’acqua, portata in una ciotola dai Vigili del Fuoco. Guarda solo lontano, malinconico.

Accanto a lui pietre venute giù dalla casa. Dietro, pareti crepate.

Era un cane di paese, girava per le vie avendo i suoi riferimenti, i suoi amici.

Ora le vie non ci sono più e non c’è più nessuno.

Lui resta lì, non si muove.

 

 

Vento e silenzio

(....)

Castelluccio è un cumulo di macerie. La strada che girava attorno al paese tutta rotta. Non c’è quasi più niente in piedi, forse un paio di quei muri con su le scritte in vernice bianca che caratterizzavano l’ingresso alla parte anticamente fortificata. Sono scritte a calce comparse una bella mattina, negli anni Sessanta, come racconto di una lite fra due fidanzati, poi rinnovate e cambiate ogni tanto, non sempre comprensibili visto che sono vergate in dialetto e i riferimenti risultano oscuri a chi è solo di passaggio.

Le case sono messe molto male e comunque non è facile raggiungerle perché le poche vie sono piene di macerie: mattoni, travi, sassi ovunque. Le attività sorte negli ultimi anni, perdute. I magazzini delle case da cui capitava di veder spuntare gentili signore con i sacchetti di lenticchie in mano per vendere qualcosa ai turisti – «Vieni dentro, ci ho il formaggio. Lo vòle un po’ di pecorino? Compra la roveja, è bòna!» – crepati, spariti. I negozietti idem. Regna il silenzio, interrotto solo dal vento.

Da un balcone miracolosamente intatto fa capolino un gattuccio nero. Un altro, tigrato, si fa incontro ai nuovi arrivati miagolando.

Gli animali che sono rimasti soli hanno fame.

I volontari Enpa se ne tornano giù con due oche in gabbia, recuperate per un contadino che giura che non le farà macellare, e qualche gatto che è stato chiesto espressamente dai proprietari evacuati.

Altri gatti verranno trasferiti per l’inverno ma si decide che in primavera torneranno in paese. Per quelli che rimangono e non si sono fatti prendere, si lascia del cibo.

Per portare i rifornimenti, si prendono accordi con l’Esercito e gli uomini del Soccorso Alpino che sanno chi va su ogni tanto.

Scendendo da Castelluccio, Andrea viene a sapere delle tremila pecore rimaste senza acqua.

Uno dei caseifici sotto al paese è ancora funzionante e lì ci sono il casaro e un allevatore di cavalli. I cavalli stanno bene ma il pastore deve essere rimasto fuori dai radar della Regione (che, bene o male, ha sotto controllo tutte le situazioni di criticità degli ovini, molti dei quali in transumanza, altri ospitati da colleghi che hanno posti agibili) e ha bisogno di aiuto. La fonte a cui si abbeverava il suo gregge si è spaccata con le scosse e se ne è creata un’altra a trecento metri.

Non sembrerebbe un problema – l’acqua c’è – ma in realtà non è per niente semplice far bere quella marea di pecore da una fonte spontanea: ci vuole il fontanile e che sia piuttosto lungo, altrimenti tremila capi accalcati non ce la fanno.

Servono duecento metri di tubo in polietilene, in alternativa qualcosa che funga da grossa vasca, possibilmente di forma allungata e non troppo profonda. Andrea chiama Maria Rita che da giù, a sua volta, chiama il suo contatto in Regione. Gregge segnalato, si partirà al più presto con l’attrezzatura adatta.

2017 Giunti, tutti i diritti riservati

 

 

 

Tratto dal libro di Silvia Ballestra


VICINI ALLA TERRA
Storie di animali e di uomini che non li dimenticano quando tutto trema

Giunti Editore | Collana Scrittori Giunti

144 pagine, 12,00 euro 

 

Tutti i diritti d’autore di questo libro saranno destinati, sotto forma di materiale didattico, alle scuole dei centri colpiti dal terremoto.

 

SILVIA BALLESTRA, marchigiana, vive e lavora a Milano. È autrice di romanzi, racconti, saggi e traduzioni pubblicati per i maggiori editori italiani. Fra i suoi libri, tradotti in varie lingue, il long seller Compleanno dell’iguana, Gli Orsi, Nina, I giorni della Rotonda, Amiche mie. Dal romanzo La guerra degli Antò è stato tratto l’omonimo film diretto da Riccardo Milani. Dopo aver vissuto per diciotto anni con il cane Ombra, ha preso con sé da qualche mese la gatta Linda.

 

 


<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="it" dir="ltr">«Se c’è qualcuno che si occupa anche degli ultimi, mi dico, c’è speranza per tutti, per tutto» <a href="https://twitter.com/silviaballestra">@silviaballestra</a> dal 15 febbraio in libreria <a href="https://t.co/Aml0cxjYQM">pic.twitter.com/Aml0cxjYQM</a>&mdash; Giunti Editore (@GiuntiEditore) <a href="https://twitter.com/GiuntiEditore/status/829248187508604929">8 febbraio 2017</a></blockquote><script async src="//platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>

 

 

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