Meredith, negato risarcimento a Sollecito per ingiusta detenzione

Cronaca

La Corte d'appello di Firenze ha rigettato la richiesta del giovane assolto definitivamente per l'omicidio della studentessa inglese. Per i giudici la sua "condotta menzognera" è stata concausa della carcerazione. Lui: "Un'altra pagina buia". L'avvocato Bongiorno annuncia il ricorso in Cassazione

Rigettata dalla Corte d'Appello di Firenze la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione avanzata da Raffaele Sollecito, definitivamente assolto dall'accusa di aver partecipato all'omicidio di Meredith Kercher, insieme ad Amanda Knox. Sollecito aveva chiesto oltre 500 mila euro per i quasi quattro anni passati in cella prima di essere scarcerato. La corte avrebbe però ritenuto contraddittorie le sue dichiarazioni nella fase iniziale dell'indagine e, secondo i giudici, proprio il suo comportamento sarebbe stato concausa della ingiusta detenzione, per via di una "condotta dolosa" e "gravemente menzognera". 

 

Sollecito: "Pagina buia" - "Credevo di avere vissuto le pagine più nere della giustizia italiana ma devo rilevare che oggi ne è stata scritta un'altra che mi lascia sbigottito, il risarcimento era sacrosanto" ha commentato Sollecito secondo quanto riferito dal suo legale Giulia Bongiorno. "I giudici – ha aggiunto Sollecito - non hanno tenuto conto della sentenza della Cassazione che mi ha definitivamente assolto da tutte le accuse.  Questa aveva infatti rilevato che ci sono state gravi omissioni e defaillance degli investigatori e dunque c'erano precise responsabilità nella fase delle indagini. Per questo sono sorpreso da una decisione che ancora una volta proviene da Firenze e che sembra non dare seguito a una chiara sentenza della Cassazione".

 

Bongiorno: "Ricorso in Cassazione" - L’avvocato Bongiorno ha annunciato ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte d'appello di Firenze. "Abbiamo già rilevato - ha detto - una moltitudine di errori nella ricostruzione dei fatti oltreché a livello documentale. Faremo ricorso in Cassazione".

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