
Due miliardi sarebbero già in cassa. Si stima però che, per avere sicurezza in quel 12% del territorio che non regge più neanche un acquazzone, serviranno tra i due e i quattro anni -

La maggior parte delle risorse (5,5 miliardi) dovrebbe arrivare dai fondi comunitari 2015-2021. I 2,3 miliardi mai spesi, in parte di fondi europei, sono proprio uno dei motivi per cui l'Italia è arrivata a questo punto -

Le risorse saranno divise tra le zone più a rischio. Tra queste, Milano: il cantiere del Seveso partirà a giugno, un mese dopo l'inizio di Expo. "Ma questo dovrebbe garantire una prima sicurezza", assicura il responsabile di Italia Sicura D'Angelis -

In un'intervista all'Ansa, D'Angelis ha indicato la Toscana come esempio da imitare, perché "è l'unica che ha una legge regionale, del 2012, che impedisce di costruire in aree a rischio" -

Se l'Italia è arrivata a questo punto, infatti, è colpa anche di trent'anni di condoni edilizi e di una cementificazione spinta anche in zone considerate a rischio di frane -

Nonostante leggi di tutela ambientale come quella del 1985, "si è asfaltato senza logica, deregolamentando, costruendo in aree a rischio, tombando i fiumi, disboscando", ha spiegato il sottosegretario D'Angelis -

Il territorio italiano è fragile: conta tra le mille e le 2mila frane ogni anno, oltre otto comuni su dieci in aree pericolose e 5,8 milioni di persone potenzialmente esposte a grandi pericoli -

È vero che negli ultimi anni il clima è molto cambiato: D'Angelis stima che "fino al 2006 avevamo 15 eventi straordinari l'anno, nel 2013 ne abbiamo avuti 352, quest'anno oltre 400" -

Ma resta il fatto che tre condoni edilizi - il primo nel 1985, uno nel 1994 e uno nel 2003 (questi ultimi due mentre era premier Silvio Berlusconi) - hanno ferito profondamente il nostro già fragile territorio -

Le polemiche si abbattono però anche sullo "Sblocca Italia" voluto dall'attuale governo di centrosinistra, per il rischio che presenterebbe di nuove cementificazioni e altri cantieri -