Genova, in una mappa il tributo agli angeli del fango

Cronaca
Uno screenshot della mappa degli Angeli del Fango
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Le immagini da Instagram dei volontari che stanno aiutando la città a rialzarsi dopo l'alluvione finiscono su una cartina geografica interattiva. Un omaggio al loro coraggio. In arrivo anche una pianta digitale per segnalare i danni

di Raffaele Mastrolonardo

I loro volti sporchi di fango sono diventati il simbolo positivo dell'alluvione che ha colpito Genova. Armati di ramazze, guanti e stivali hanno invaso le aree della città più danneggiate dall'inondazione regalando braccia e cuore per ripulire strade e negozi. Ora c'è chi, ammirato da una simile dimostrazione di solidarietà, ha deciso di fissare le loro gesta in un tributo digitale raccogliendo le foto condivise dagli “Angeli del fango” su Instagram in una mappa interattiva. Centinaia di immagini scattate in questi giorni che mostrano i volontari all'opera nelle diverse zone di Genova. Volti sorridenti, stivali inzaccherati, corpi piegati sulle pale e sullo sfondo una città trasfigurata dalla melma e dai detriti.

Un tributo – La mappa, che raccoglie e geolocalizza automaticamente le foto pubblicate su Instagram con l'hashtag #AngeliDelFango, è stata realizzata da OpenGenova, associazione che promuove progetti di innovazione in città. E' nata, spiegano gli ideatori, come reazione allo shock e al senso di impotenza seguiti all'alluvione. “Come tutti siamo stati colti di sorpresa dall'evento”, racconta Enrico Alletto, 40 anni, presidente e co-fondatore di OpenGenova. “Guardando le immagini del disastro e la mobilitazione di solidarietà abbiamo pensato a qualcosa che potesse restare nel tempo per documentare il lavoro di tutti coloro che si sono attivati per la città”. L'esperimento, a quanto pare, ha funzionato. Le foto presenti, al momento, sono quasi 300, con Marassi, San fruttuoso, Brignole e la Foce che risultano i quartieri nei quali sono state scattate più istantanee. Non a caso si tratta delle aree in cui si sono registrati i maggiori danni e dove si è concentrata la maggior parte degli “angeli”. C'è chi si mette in posa, chi è immortalato vicino a veicoli ribaltati, chi è giustamente orgoglioso dei propri stivali sommersi di fango.

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Dagli angeli ai danni – Il progetto è stato realizzato utilizzando OpenStreetMap, il servizio di mappe collaborativo e aperto portato avanti dalla comunità degli utenti. Ma non è finita qui. Si tratta, dicono quelli di OpenGenova, solo del primo passo di un esperimento più ambizioso che mira a coinvolgere i cittadini, i commercianti, le associazioni di categoria nella documentazione in crowdsourcing di tutti i disastri causati delle inondazioni. “Tutti possono partecipare”, spiega Alletto. “Basta avere uno smartphone, scattare la fotografia di un luogo in cui si è verificato un danno, geolocalizzarla e pubblicarla su Instragam con l'hashtag #AlluvioneGenova2014”. L'idea è di creare una sorta di archivio digitale in stile Wiki che mostri ai genovesi ma anche al resto d'Italia che cosa ha significato l'alluvione del 2014.

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