No Tav, Cassazione annulla accusa di terrorismo

Cronaca

La Suprema Corte ha rigettato gli arresti di quattro attivisti per gli scontri del maggio 2013 e ha invitato la procura a riformulare il reato. Soddisfazione della difesa: "Ora potremmo avere un processo normale"

La Cassazione ha annullato l'ordinanza con la quale il Tribunale del riesame di Torino lo scorso 9 gennaio aveva convalidato gli arresti per i 4 attivisti No Tav in relazione all'accusa di terrorismo. Ed è proprio questa voce di accusa, il terrorismo, che è stata bocciata dai supremi giudici che hanno invitato la procura a riformulare il reato.  I 4 attivisti - Claudio Alberto, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi - resteranno comunque rimangono in carcere. La Cassazione ha accolto così il ricorso della difesa che contestava la configurabilita' dell'accusa di terrorismo per l'attentato al cantiere di Chiomonte messo a punto con un'azione dimostrativa il 14 maggio del 2013. Era la prima volta che questo tipo di imputazione veniva rivolta agli attivisti No-tav. La Procura della Suprema Corte aveva chiesto il rigetto del ricorso.

Soddisfatta la difesa
- Soddisfazione da parte dei legali degli attivisti. La decisione della Cassazione "incide positivamente sul processo che è imminente e che ora si svolgerà come un processo 'normale' una volta sgomberato il campo da questa accusa pesante" ha affermato l'avvocato Claudio Novaro. "L'estrema forzatura dei pm con l'elmetto che hanno basato tutta l'accusa sul reato del 280 e il 280 bis va in pezzi se giudicata fuori dalle mura amiche della città di Torino" si legge invece sul sito NoTav.info, punto di riferimento del movimento No Tav.

Gli scontri del maggio 2013 - Non fu una manifestazione come tante, quella del maggio 2013 (foto), ma un'azione pianificata e portata avanti con metodo: diversivi per distrarre la polizia, cancelli bloccati con cavi d'acciaio, una pioggia di bengala, pietre, fuochi d'artificio, bombe carta, molotov. Divamparono incendi (un compressore venne distrutto). Gli osservatori si resero subito conto che era stato un salto di qualità dei più preoccupanti, tanto che il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, si precipitò la sera stessa a Torino per presiedere una riunione straordinaria del comitato per la sicurezza pubblica. Le indagini della polizia, coordinate dai pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, accertarono in seguito che i No Tav si erano organizzati con vedette, gruppi d'assalto con nomi come "marmotte", "trento" e "rc", autisti pronti a raccogliere i partecipanti per la fuga.

Accuse da riformulare - Così, il 9 dicembre scorso, le manette scattarono per i torinesi Niccolò Blasi, 24 anni, e Claudio Alberto, 33 anni; per Chiara Zenobi, 41 anni, originaria di Teramo ma in Piemonte dal 2010; per il milanese Mattia Zanotti, 29 anni: tutti militanti dell'ala radicale anarchica e ben conosciuti dalla Digos. Nei loro confronti, per la prima volta, vennero utilizzati i reati del 280 e il 280 bis, "attentato con finalità terroristiche, atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, oltre che detenzione di armi da guerra e danneggiamenti". Accusa che ora dovra essere riformulata.

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