Roma, grave tifoso del Napoli. Questura: nessuna trattativa

Cronaca

Ultrà giallorosso arrestato: avrebbe sparato contro 3 campani (uno grave) prima della finale di Coppa Italia. Gli inquirenti: "Dinamica folle". L'accusa è tentato omicidio. La madre del ragazzo ferito: "Intervento riuscito". Renzi chiama la vedova Raciti

Tre feriti per colpi di pistola (uno in gravi condizioni), una decina per gli scontri. Il giorno dopo la finale di Coppa Italia giocata a Roma tra Napoli e Fiorentina, si cerca di fare chiarezza su quanto successo prima dell’inizio della partita. La polizia ha arrestato Daniele De Santis, l'ultrà della Roma ritenuto responsabile del ferimento di tre tifosi campani (uno dei quali in gravi condizioni) in viale di Tor di Quinto. L’uomo è accusato, tra l'altro, di tentato omicidio. Continuano, poi, le polemiche per i colloqui tra un capo ultrà e i funzionari delle forze dell'ordine sull'opportunità di giocare o meno il match. "Non c'è stata nessuna trattativa", hanno detto dalla Questura.

Il video dei soccorsi




Gli inquirenti: "Dinamica folle" - "Dinamica tanto semplice quanto folle": con queste parole gli inquirenti, in una conferenza stampa (l'approfindimento), hanno ricostruito quanto è accaduto in viale di Tor di Quinto. Diego Parente, capo della Digos, ha spiegato: De Santis "è arrivato da un circolo ricreativo dove lavorava e ha inteso lanciare artifizi pirotecnici e sfidare i tifosi napoletani che passavano di lì. Questi ultimi hanno raccolto la sfida, lo hanno inseguito. Lui è scivolato, si è visto circondato e ha esploso i colpi di pistola”. Quattro, dicono gli inquirenti. Poi la pistola si sarebbe inceppata e De Santis sarebbe stato raggiunto e picchiato dai tifosi napoletani.

Delicato intervento per il ferito più grave - Nello stesso ospedale in cui si trova ricoverato De Santis vi è anche il ferito più grave, il trentenne Ciro Esposito. Un proiettile ha trapassato il polmone e raggiunto la colonna vertebrale: è stato estratto durante un delicato intervento chirurgico.
"L'intervento è perfettamente riuscito, è un miracolo", ha detto la mamma del ragazzo. Intervistata da Sky Tg24 al termine del delicato intervento chirurgico, ha spiegato che "l'operazione è riuscita anche se i medici sono cauti" e non si sbilanciano sulle conseguenze delle ferite. "E' un miracolo - ha detto la donna - anche perché all'inizio i medici erano molto pessimisti. Quel che conta è che tutto sia andato bene, poi si vedrà".
"È stato un agguato in piena regola. Mio nipote e i suoi amici sono stati aggrediti”, hanno raccontato gli zii di Ciro Esposito davanti all’ospedale.
Ma le ore che hanno preceduto l’inizio del match sono state di guerriglia anche in altre zone di Roma vicine allo stadio Olimpico. Una decina in tutto i feriti. Un trentatreenne tifoso napoletano è stato arrestato; altri due supporter azzurri sono stati denunciati. Tutti sono stati sanzionati anche con Daspo.

La tensione prima della partita  - Anche nello stadio, poi, ci sono stati lanci di petardi, bombe carta e fumogeni (uno ha colpito un vigile del fuoco). La partita, finita 3 a 1 per il Napoli, è iniziata con 45 minuti di ritardo in un clima surreale. Prima del fischio d’inizio ci sono stati vari vertici per decidere se giocare oppure no. Ai colloqui ha partecipato anche un capo tifoso del Napoli, Gennaro De Tommaso detto "Genny 'a carogna". È stato lui, che indossava una maglietta con scritto “Speziale libero” (il riferimento è all'ultrà del Catania che sta scontando 8 anni per l'omicidio dell'ispettore di polizia Filippo Raciti, avvenuto il 2 febbraio del 2007 durante i disordini nel derby di Catania), a invitare la curva alla calma durante i colloqui col capitano napoletano Hamsik e i funzionari delle forze dell’ordine. È stato sempre lui a dare l’assenso all’inizio del match quando gli stessi funzionari sono andati sotto gli spalti per comunicare l’intenzione di giocare. Gli inquirenti hanno però sottolineato: "Non c’è stata nessuna trattativa con gli ultrà. Non si è mai pensato di rinviare la partita".

La reazione della vedova Raciti - Sulla vicenda è arrivato anche il commento di Marisa Grasso, vedova di Filippo Raciti. “Mi sono sentita umiliata, è stata offesa la memoria di mio marito: è stata indossata una maglietta che inneggia all'assassino di un poliziotto. Tutti hanno visto la prepotenza di questa persona, ma poi che è successo? Io ho pieno diritto, adesso, di avere risposte dalle istituzioni", ha detto. “Lo Stato ha perso - continua la donna -, era presente allo stadio nelle massime espressioni e che ha fatto? Ieri c'è stata l'espressione evidente della sua impotenza”.
La donna si è poi detta sollevata dalle telefonate ricevute dal premier, Matteo Renzi, dal presidente del Senato, Pietro Grasso, dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano, e dal capo della polizia, Alessandro Pansa: "Mi hanno fatto sentire meno sola".

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