
Gigliola Guerinoni, la donna che nell’estate del 1987 uccise il suo amante, torna in libertà. Quel caso di cronaca nera riempì per anni i giornali e lei, che ora ha 69 anni, divenne per tutti la “mantide” di Cairo Montenotte –

Il tribunale di sorveglianza di Roma, accogliendo un'istanza dell'avvocato e preso atto del “comportamento sufficientemente partecipativo” della donna durante i servizi sociali, ha dichiarato estinta la pena -

L’omicidio di Cesare Brin, farmacista 56enne di Cairo Montenotte (Savona), avvenne nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1987. L’uomo (nella foto) aveva una relazione clandestina con Guerinoni, 42enne titolare di una galleria d’arte –

Il cadavere fu ritrovato una settimana dopo in una scarpata alla periferia di Savona. Ad uccidere Brin, un oggetto contundente che non fu mai trovato. Una decina di giorni dopo gli inquirenti arrestarono Gigliola Guerinoni -

Vengono coinvolte anche altre persone, tra le quali Ettore Geri, convivente di Guerinoni, che da lei aveva avuto una figlia, Soraya –

Geri, in carcere, confessa di essere stato lui a uccidere Brin per gelosia, ma in tribunale ritratta. Guerinoni rigetta le accuse e dice che ad ammazzare l’amante sono stati alcuni spacciatori di droga non pagati –

Il processo, tra colpi di scena, svenimenti dell’imputata e testimonianze di ex amanti, finisce spesso in prima pagina –

Gigliola Guerinoni ha alle spalle due matrimoni (uno finito con la morte misteriosa del marito e un processo in cui viene assolta), tre figli da due uomini diversi, una serie di amanti e tante voci su feste piccanti nella sua galleria d’arte –

Nel 1989, in primo grado, la “mantide” viene condannata a 26 anni di carcere. Il soprannome deriva dall'insetto che si divora il maschio dopo l'accoppiamento -

Ettore Geri viene condannato a 15 anni di reclusione per complicità –

Il 17 dicembre 1991 la Cassazione conferma le condanne inflitte dalla corte d’appello di Savona –

Nelle motivazioni si dice che il delitto avvenne in casa di Gigliola Guerinoni -

Nel 2002 Guerinoni, che continua a sostenere di non aver ucciso Brin, aveva ottenuto la semilibertà e da allora lavorava in un albergo nel centro di Roma come stiratrice. La sera rientrava nel carcere di Rebibbia –

Durante la reclusione ha ricevuto centinaia di lettere da persone che non credevano alla sua colpevolezza e da gente che era rimasta colpita dal suo fascino -