Garlasco, la sentenza della Cassazione slitta al 17 aprile

Cronaca

Rinviato il verdetto sull'omicidio di Chiara Poggi, la studentessa uccisa il 13 agosto 2007. L'unico imputato è Alberto Stasi, all'epoca fidanzato della vittima, che è stato già assolto in primo e in secondo grado

Slitta al 17 aprile il verdetto della Corte di Cassazione per l'omicidio di Chiara Poggi, la studentessa uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco (foto - video). La decisione è stata presa dal presidente della I Sezione penale Paolo Bardovagni prima di dare la parola al relatore Angela Tardio. L'unico imputato è Alberto Stasi, all'epoca dei fatti fidanzato della vittima.

Il ricorso della famiglia Poggi -
La speranza della famiglia Poggi è che i giudici annullino la sentenza con cui più di un anno fa Stasi è stato assolto in appello e dispongano un particolare accertamento che, come è scritto nel loro ricorso, non venne eseguito durante le indagini preliminari, "a causa di una banale dimenticanza".  Si tratta di un esame sofisticato ma non costoso con cui, secondo la parte civile, è possibile individuare il Dna mitocondriale e avere una chance in più per  rintracciare l'omicida. Stessa istanza riguarda i frammenti più piccoli delle unghie della giovane vittima.

Il mistero della bicicletta e delle impronte -
Una lacuna da colmare, che, a dire della parte civile, non è la sola: la prima riguarda la bicicletta nera da donna nella disponibilità degli Stasi mai acquisita; l'altra riguarda invece l'incompletezza del cosiddetto esame della 'camminata' eseguito per capire come Alberto sia riuscito a non sporcarsi di sangue la suola delle scarpe quando entrò nella villetta e trovò il corpo senza vita di Chiara. Due capitoli questi che rientrano nella richiesta di riapertura del caso da parte dei Poggi.

La difesa: "Richieste inammissibili" -
Riapertura che per la difesa è, al contrario, "inammissibile e infondata" così come ritiene in generale infondati e inammissibili i ricorsi di parte civile e pg confutati punto per punto in una corposa memoria firmata dal pool di legali coordinati dal prof. Angelo Giarda.
Oltre a sostenere che non è da escludere l'ipotesi che l'assassino fosse un estraneo anche perché "agli atti è emersa la prova della presenza di un soggetto che non è Stasi in orario compatibile a quello dell'aggressione", nel documento si ribadisce che le indagini sono state monodirezionali ed hanno trascurato ogni pista "alternativa" e si sottolinea che la bicicletta nera da donna non va sequestrata perché "non corrispondeva a quella usata" dal killer. In più, come è stato riferito, l'accertamento per estrarre il Dna mitocondriale dal capello castano e biondo non è necessario e non porterebbe a nulla e comunque, ad avviso dei difensori, può essere effettuato quando sarà definitivamente calato il sipario sul processo.

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