Scandalo Lega, via il tesoriere. Pm: soldi pubblici a Bossi

Cronaca
Francesco Belsito e Umberto Bossi durante la presentazione del candidato sindaco leghista in una immagine del 19 marzo 2012 a Genova

Francesco Belsito si è dimesso dopo un avviso di garanzia. I magistrati: 100mila euro nascosti in un cappello. L'ombra della 'ndrangheta. "Allungano le mani su Bossi per fermare un popolo" scrive la Padania. I verbali: "Per l'auto del Trota 50mila euro"

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"Scandalo Lega" titola Repubblica; "Soldi per la famiglia Bossi" scrive il Messaggero; "Viene giù la Lega" dice Libero a tutta pagina". I quotidiani in edicola il 4 aprile dedicano ampie pagine alla bufera che ha investito il Carroccio. (LA RASSEGNA STAMPA)
Il tesoriere della Lega Nord,  Francesco Belsito, si è dimesso dopo un avviso di garanzia. Tre le procure (Milano, Napoli e Reggio Calabria) interessate a chiarire l'uso dei soldi del Carroccio, tra cui quasi 6 milioni finiti a Cipro e in Tanzania e 18 milioni di euro di "rimborsi elettorali" ottenuti dalla Lega nel 2011. Si parla di otto anni di "contabilità creativa", dal 2004 quindi.
Sull'inchiesta peserebbe anche l'ombra di legami con la 'ndrangheta. Le accuse sono riciclaggio, truffa allo Stato e appropriazione indebita. Per gli inquirenti, parte dei fondi sarebbero serviti a pagare i lavori di ristrutturazione della villa di Gemonio di Umberto Bossi, oltre a soggiorni e cene ai figli di Bossi e Rosi Mauro. Ma il Senatur nega ogni coinvolgimento e scende in campo anche Silvio Berlusconi, che difende l'alleato.
Dall'inchiesta che coinvolge Belsito emergerebbe anche che alcuni trasferimenti di denaro sarebbero avvenuti con il coinvolgimento di un faccendiere sospettato di essere legato alla 'ndrangheta, Romolo Girardelli. 

"Allungano le mani su Bossi per fermare un popolo" spiega il quotidiano leghista. "Temono la Lega - continua  - capofila di un movimento che difende la tenuta democratica".

Soldi pubblici per la famiglia Bossi - "Almeno a partire dal 2010, centinaia di migliaia di euro, provenienti dai rimborsi elettorali della Lega Nord e indicati falsamente nei bilanci, sono stati usati «per pagamenti e impieghi, anch'essi non contabilizzati o contabilizzati in modo non veritiero» finalizzati ad «esborsi effettuati per esigenze personali di famigliari del leader della Lega Nord» Umberto Bossi". Così Paolo Colonnello su La Stampa nell'articolo "Lega, affari sporchi per finanziare i Bossi".

Legami con la 'ndrangheta - Secondo quanto rende noto Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, "c'è un uomo che secondo i magistrati rappresenta l'anello di congiunzione tra il tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito e la 'ndrangheta. Si chiama Romolo Girardelli, ma per tutti è «l'ammiraglio». È genovese, ha 53 anni. Nel 2002 finì sotto inchiesta con Paolo Martino e Antonio Vittorio Canale «soggetti al vertice della cosca De Stefano di Reggio Calabria». E aggiunge: "Dunque, un procacciatore d'affari per la criminalità organizzata. Proprio il ruolo che svolgeva anche per Belsito, al quale risulta legato da almeno dieci anni".

I passaggi chiave - Ecco quali i sono i passaggi chiave, come spiega la Stampa: "Otto anni di contabilità creativa; le esigenze dei famigliari del Senatur; i contratti d'acquisto simulati; il tentativo di esportare capitali".

Le cifre - 6milioni di euro investiti a Cipro e in Tanzania; 18 milioni di euro per il finanziamento alla Lega nel 2011; 150mila "gli inquirenti hanno rilevato che Belsito ha ricevuto dall'imprenditore Bonet 150mila euro nascosti dentro a un cappello in una borsa per le bottiglie di vino"; 95mila i movimenti sospetti su conti correnti. Riassume così, la Stampa, le cifre dell'inchiesta che si è abbattuta sul Carroccio.

I 100mila euro del tesoriere in un cappello - E' quanto emergerebbe dalle indagini condotte dai pm. Secondo quanto riportato nel provvedimento, "il 29 dicembre 2011, il Caminotto (uomo di fiducia di Bonet), si incontrava con Belsito ed in quella occasione effettuava la consegna del denaro celandolo all'interno di un cappello di Bonet e di una borsa utilizzata per contenere delle bottiglie di vino".

L'auto del Trota - "Con 50mila euro presi dai 18milioni di euro rimborsati elettorali sarebbe stata acquistata l'auto di Renzo Bossi, figlio del Senatur" spiega Repubblica.

I commenti - "Di tutta questa nuova partitopoli, lo scandalo che ha coinvolto la Lega è il momento più drammatico e più triste. Se infatti la corruzione è arrivata fino agli 'incorruttibili' allora vuol dire che il cancro è al suo ultimo stadio" scrive Antonio Polito sul Corriere della Sera.
Secondo Filippo Ceccarelli, sul quotidiano di via Solferino, "non doveva essere poi così magico, questo cerchio, se per rompersi basta un pacchettino di assegni versati "per sostenere i costi della famiglia Bossi". Pranzi, cene, viaggi, alberghi, ristrutturazioni di ville, lungo l'asse gloriosa che unisce Montecarlo ai Castelli romani e i futuristi a Luigi Lusi passando per Scajola. 'Difendiamo, proteggiamo e promuoviamo la famiglia" sparò a tutta pagina la Padania nel dicembre scorso'".
Dalle colonne di Repubblica interviene anche Roberto Saviano. "Le mafie interloquiscono con tutti i poteri, anche al Nord, e quindi anche con la Lega. Un anno fa questa frase pronunciata in tv generò un putiferio - ricorda nell'editoriale dal titolo "Il velo caduto in via Bellerio" - L'allora ministro Maroni chiese, anzi pretese, come raramente accade in Occidente, di partecipare a Vieniviaconme, pur avendo ormai smentito le mie parole quasi in ogni altra trasmissione disponibile al momento. Un anno dopo la Dda conferma le parole che pronunciai durante la trasmissione e le conferma sottoforma di accusa al tesoriere della Lega. Francesco Belsito: non una mela marcia in un partito sano, ma un uomo che garantiva che i soldi pubblici finissero nelle tasche dei familiari e amici di Bossi.

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