L’imprenditore che rise del terremoto ha deciso di collaborare con i giudici e di svelare il sistema della cricca: lo rivela il Corriere della Sera. “Per ottenere lavori ho sempre dovuto dare qualcosa in cambio. Assumevo i figli dei potenti”
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“Per ottenere lavori ho sempre dovuto dare in cambio soldi e gioielli, ma anche assumere figli e parenti di chi gestiva le pratiche”. Francesco Piscicelli, l’imprenditore che rise del terremoto arrestato nel 2010 per corruzione nell’inchiesta sui Grandi eventi, ha deciso di collaborare con i magistrati. Lo rivela Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera. Ai giudici avrebbe smascherato il sistema di spartizione degli appalti gestiti dal provveditorato ai Lavori Pubblici guidato fino al 2009 da Angelo Balducci, la cosiddetta Ferratella. “Ha svelato il pagamento delle tangenti, i favori, i regali preziosi” scrive la Sarzanini. “Poi ha indicato i nomi degli alti funzionari a libro paga inserendo nella lista anche personaggi che ricoprono tuttora incarichi di rilievo nei ministeri”.
L’imprenditore 55enne, che il 26 dicembre scorso è atterrato sulla spiaggia di Ansedonia con il suo elicottero scatenando non poche polemiche, avrebbe deciso di iniziare a collaborare con la giustizia due mesi fa. E, secondo il Corriere della Sera, le sue rivelazioni avrebbero già trovato i primi riscontri. fatto i nomi di alti funzionari pubblici. Dietro la decisione di “vuotare il sacco” ci sarebbe il periodo di difficoltà economiche attraversato dalla sua azienda. Così Piscicelli, sotto processo a Firenze per i lavori della scuola dei Marescialli, ha deciso di “prendersi una rivincita su chi, sostiene, lo ha costretto a pagare per cercare di lavorare”. E ha aggiunto dettagli inediti alle carte dell’inchiesta che avevano già iniziato ad evidenziare come decine di appalti siano stati dati in cambio di contropartite versate dai costruttori come Diego Anemone. “Il progettista dei lavori che mi avevano assegnato in occasione dei Mondiali di Nuoto mi è stato imposto da uno dei funzionari della Ferratella” avrebbe detto Piscicelli ai magistrati. Non solo. Avrebbe rivelato di aver pagato “tangenti all’allora commissario Claudio Rinaldi” e avrebbe svelato “l’identità di giudici amministrativi e contabili che avrebbero preteso macchine con autista, vacanze pagate, orologi e preziosi per assicurarsi l’interessamento riguardo ad alcune pratiche”.
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