
Gli studenti che frequentano un ateneo lontano da casa sono oltre 700mila. A loro sono riservati borse di studio e benefit per tasse, mensa e trasporti. E anche per l’affitto, la spesa più grossa, esistono soluzioni low cost. LO SPECIALE CON I CONSIGLI
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di Valeria Valeriano
Studiare fuori sede ai tempi della crisi economica. Missione possibile? Gli studenti che decidono di vivere lontano da casa, in Italia, sono un esercito di oltre 700mila. Numeri in calo. Almeno stando alla sesta indagine Eurostudent realizzata dalla Fondazione Rui. Gli universitari che cambiano città si fermano a circa il 24 per cento del totale. I dati si riferiscono al 2009 e, secondo lo studio, rappresentano solo “le prime avvisaglie dei cambiamenti sociali che ha portato la crisi finanziaria, destinati ad aggravarsi nelle prossime rilevazioni”.
Per aiutare i ragazzi che si spostano, accanto ai benefit assegnati solo per reddito, ogni ateneo mette a disposizione agevolazioni e borse di studio riservate ai fuori sede. Per rientrare nella categoria, bisogna che la città universitaria sia ad almeno 100 chilometri di distanza da quella di residenza (e comunque in un’altra provincia). Sono previste riduzioni nel pagamento delle tasse, tariffe speciali per i mezzi pubblici, buoni pasto per la mensa e i ristoranti convenzionati, sconti per cinema e palestre.
Affitti: come cavarsela - Ma la voce che pesa di più nella lista delle uscite di un universitario fuori sede è di certo l’affitto (guarda i dati). Anche in questo caso esistono delle agevolazioni e le soluzioni tra cui si può scegliere sono diverse.
Le case dello studente, l’opzione più economica, sono strutture messe a disposizione dagli Enti regionali per il diritto allo studio. Hanno un costo abbastanza basso e, a volte, prevedono anche stanze singole.
Poi ci sono i collegi universitari, regolarmente riconosciuti dal Miur:le domande sono tante, i posti limitati (poco meno di 47 mila, pari al 5 per cento della richiesta).
Un contratto d'affitto ad hoc - Se non si rientra nelle graduatorie, o si preferisce essere più indipendenti, rimane l’opzione appartamento in condivisione. Come documentato anche da un’inchiesta di Sky.it, perdersi nella giungla di affitti in nero, prezzi alle stelle e sistemazioni poco vivibili è facile. In realtà, per gli studenti fuori sede esiste un contratto d’affitto specifico (che prevede agevolazioni fiscali anche per il proprietario). In molte città universitarie esistono dei servizi che offrono supporto ai ragazzi favorendo la stipula di accordi regolari. Il Comune di Siena, ad esempio, ha lanciato il progetto “La casa giusta”: non consiste solo in un database aggiornato che faciliti l’incontro di domanda e offerta, ma offre anche un “contributo affitto” agli studenti che ne fanno richiesta (entro il 15 settembre) e hanno determinati requisiti.
All’Università del Salento di Lecce esiste lo sportello “Cerco-Alloggio”, che fornisce una lista di abitazioni che hanno il “marchio di idoneità” (sono, cioè, idonee ad ospitare studenti perché rispettano i requisiti minimi previsti dalla legge).
A Parma c’è il progetto “Affitti garantiti per gli studenti”, che offre un aiuto gratuito per individuare la casa adatta a sé e poi assistenza tecnica e amministrativa.
Abitare con anziani autosufficienti - Una soluzione alternativa, che sta prendendo piede tra gli universitari negli ultimi anni, è la coabitazione con anziani autosufficienti. Questa opzione low cost è molto usata nel capoluogo lombardo, grazie anche al lavoro dell’associazione no profit “MeglioMilano” che ha ideato il progetto “Prendi in casa uno studente”, ma si sta diffondendo anche in altre città. I ragazzi in questo caso non pagano un vero affitto ma, oltre a offrire al padrone di casa qualche piccolo aiuto e un po’ di compagnia, versano una cifra che, di solito, si aggira sui 250 euro al mese. La convivenza è regolata da un accordo di ospitalità che si può rinnovare di anno in anno. E se il confronto tra generazioni diverse dovesse risultare difficile da sostenere, niente paura: il “contratto” può essere interrotto in qualsiasi momento.
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Studiare fuori sede ai tempi della crisi economica. Missione possibile? Gli studenti che decidono di vivere lontano da casa, in Italia, sono un esercito di oltre 700mila. Numeri in calo. Almeno stando alla sesta indagine Eurostudent realizzata dalla Fondazione Rui. Gli universitari che cambiano città si fermano a circa il 24 per cento del totale. I dati si riferiscono al 2009 e, secondo lo studio, rappresentano solo “le prime avvisaglie dei cambiamenti sociali che ha portato la crisi finanziaria, destinati ad aggravarsi nelle prossime rilevazioni”.
Per aiutare i ragazzi che si spostano, accanto ai benefit assegnati solo per reddito, ogni ateneo mette a disposizione agevolazioni e borse di studio riservate ai fuori sede. Per rientrare nella categoria, bisogna che la città universitaria sia ad almeno 100 chilometri di distanza da quella di residenza (e comunque in un’altra provincia). Sono previste riduzioni nel pagamento delle tasse, tariffe speciali per i mezzi pubblici, buoni pasto per la mensa e i ristoranti convenzionati, sconti per cinema e palestre.
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Le case dello studente, l’opzione più economica, sono strutture messe a disposizione dagli Enti regionali per il diritto allo studio. Hanno un costo abbastanza basso e, a volte, prevedono anche stanze singole.
Poi ci sono i collegi universitari, regolarmente riconosciuti dal Miur:le domande sono tante, i posti limitati (poco meno di 47 mila, pari al 5 per cento della richiesta).
Un contratto d'affitto ad hoc - Se non si rientra nelle graduatorie, o si preferisce essere più indipendenti, rimane l’opzione appartamento in condivisione. Come documentato anche da un’inchiesta di Sky.it, perdersi nella giungla di affitti in nero, prezzi alle stelle e sistemazioni poco vivibili è facile. In realtà, per gli studenti fuori sede esiste un contratto d’affitto specifico (che prevede agevolazioni fiscali anche per il proprietario). In molte città universitarie esistono dei servizi che offrono supporto ai ragazzi favorendo la stipula di accordi regolari. Il Comune di Siena, ad esempio, ha lanciato il progetto “La casa giusta”: non consiste solo in un database aggiornato che faciliti l’incontro di domanda e offerta, ma offre anche un “contributo affitto” agli studenti che ne fanno richiesta (entro il 15 settembre) e hanno determinati requisiti.
All’Università del Salento di Lecce esiste lo sportello “Cerco-Alloggio”, che fornisce una lista di abitazioni che hanno il “marchio di idoneità” (sono, cioè, idonee ad ospitare studenti perché rispettano i requisiti minimi previsti dalla legge).
A Parma c’è il progetto “Affitti garantiti per gli studenti”, che offre un aiuto gratuito per individuare la casa adatta a sé e poi assistenza tecnica e amministrativa.
Abitare con anziani autosufficienti - Una soluzione alternativa, che sta prendendo piede tra gli universitari negli ultimi anni, è la coabitazione con anziani autosufficienti. Questa opzione low cost è molto usata nel capoluogo lombardo, grazie anche al lavoro dell’associazione no profit “MeglioMilano” che ha ideato il progetto “Prendi in casa uno studente”, ma si sta diffondendo anche in altre città. I ragazzi in questo caso non pagano un vero affitto ma, oltre a offrire al padrone di casa qualche piccolo aiuto e un po’ di compagnia, versano una cifra che, di solito, si aggira sui 250 euro al mese. La convivenza è regolata da un accordo di ospitalità che si può rinnovare di anno in anno. E se il confronto tra generazioni diverse dovesse risultare difficile da sostenere, niente paura: il “contratto” può essere interrotto in qualsiasi momento.