Strage di via D'Amelio, fermato un altro uomo

Cronaca
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E' un fedelissimo dei boss Graviano. Avrebbe avuto un ruolo operativo nell'attentato che costò la vita al giudice Paolo Borsellino e agli uomini della scorta. Lirio Abbate: "Un arresto che ci fa sperare". VIDEO

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Gli uomini della Dia tenevano d'occhio già da alcuni giorni Fabio Tranchina. E martedì 19 aprile l'hanno fermato al rientro da un viaggio a Firenze. Un nome nuovo, ma non troppo, si aggiunge così all'elenco degli accusati per la strage di via D'Amelio nella quale morirono Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. La notizia è stata data per primo dal sito del settimanale l'Espresso, in un articolo di Lirio Abbate (guarda il video in alto).
Tranchina avrebbe avuto una parte non proprio secondaria nell'organizzazione dell'attentato: fedelissimo dei boss Giuseppe e Filippo Graviano, era considerato finora un personaggio di seconda fila della cosca di Brancaccio. Era stato anche arrestato con il cognato Cesare Lupo, cui veniva attribuito un maggiore spessore criminale, e condannato per mafia. E dopo aver scontato 4 anni e mezzo, è tornato in libertà: ma avrebbe continuato a tenere i collegamenti con la cosca dei Graviano, rigenerata dopo l'arresto dei due capimafia a Milano.

Il fermo è il frutto di un'indagine che prende spunto dalle ultime dichiarazioni del collaboratore Gaspare Spatuzza sulle stragi del 1992-93 e su quella di via D'Amelio in particolare.
Spatuzza ha ridisegnato gli scenari criminali offrendo elementi e riscontri che hanno smentito la ricostruzione di Vincenzo Scarantino e liquidato l'inchiesta sfociata quindi in tre processi conclusi con numerose condanne all'ergastolo. Spatuzza ha confermato solo in parte quella ricostruzione chiamando in causa, con i Graviano, altri personaggi tra cui Tranchina che dei boss di Brancaccio era diventato autista e uomo di fiducia: teneva i collegamenti con altri mafiosi, riceveva e trasmetteva messaggi. Avrebbe anche partecipato ai sopralluoghi che hanno preparato l'attentato a Paolo Borsellino.

Di Tranchina si era incidentalmente parlato anche nel processo al senatore Marcello Dell'Utri. Il pentito Tommaso Cannella aveva riferito che Cesare Lupo lo aveva informato del fatto che al cognato Fabio Tranchina i carabinieri avevano chiesto se avesse conosciuto Dell'Utri, e lui aveva negato. Nulla di più.
Dopo le rivelazioni di Spatuzza l'inchiesta sulla strage è stata riaperta dalla Procura di Caltanissetta che sta mettendo a fuoco il ruolo svolto da alcuni esponenti di Cosa nostra. Quello di Tranchina non è stato ancora definito ma è stato ordinato il fermo perché c'era un pericolo di fuga.
Un altro provvedimento di fermo è stato emesso dalla Procura di Palermo per associazione mafiosa. Ma Tranchina, subito interrogato, non ha risposto né ai magistrati di Palermo né ai loro colleghi di Caltanissetta.

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