Milano, in migliaia sotto la pioggia: "Non siamo come Ruby"

Cronaca
Un momento della manifestazione a Milano "Se non ora, quando?"
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In piazza tra le donne (e non solo) nel giorno della manifestazione “Se non ora, quando?”. Perché "non tutte accettano certe situazioni" e il problema "non è solo Berlusconi, ma una concezione del corpo femminile propria del berlusconismo". LE FOTO

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di Greta Sclaunich


In migliaia sono scese in piazza, con o senza sciarpa bianca, per mostrare che in Italia ci sono anche loro. Quelle che non vanno ai bunga-bunga parties, che lavorano, studiano e credono nella meritocrazia. A Milano le donne che hanno risposto all’appello "Se non ora, quando?” si sono date appuntamento domenica 13 febbraio in piazza Castello.

Donne, ma non solo: alla manifestazione hanno partecipato anche tanti uomini. Mariti, figli o amici che vogliono difendere la posizione della donna nella società italiana. Come Michele, 44 anni, impiegato, in piazza insieme al fratello Marcello di 42 e ai genitori. Lui è qui per “solidarietà, le donne non vanno strumentalizzate” mentre suo fratello Marcello sottolinea che “mai e poi mai andrei a un festino hard come quelli che si dice siano avvenuti ad Arcore. Io rispetto le donne”. La madre, Giovanna (una casalinga di 70 anni) punta il dito sull’educazione: “La morale per me è la cosa più importante ed è così che io ho educato i miei figli. Tant’è che oggi hanno voluto venire in piazza con me”.
Anche Roberto, precario di 33 anni, ci teneva a partecipare all’evento. “E’ un modo per sostenere una certa idea della politica nel nostro quotidiano, trovo giusto scendere in piazza per mostrare che ci siamo”, dice convinto. Anche se piove a dirotto, anche se piazza Castello si riempie sempre di più ogni minuto che passa e dal palco avvertono che anche la metropolitana della città è stata bloccata. Pier, 33 anni, un lavoro come responsabile di sistemi di gestione, fa spallucce e tira fuori l’ombrello. “A me il gossip non interessa affatto – spiega – sono qui per dire no ad un sistema sempre meno meritocratico”.

Un punto di vista che le donne presenti condividono. Come dice Valentina, 28 anni, disoccupata: “Il nodo della questione non è la prostituzione ma le cariche pubbliche in cambio di prestazioni sessuali”. Annalisa, 32 anni, assistente comunicazione con un contratto a progetto, si chiede “dov’è finita la meritocrazia”. Mentre Eliana, impiegata di 34 anni, ne è convinta: “Io ad un festino ad Arcore non ci andrei mai, ho altri valori”.
Barbara, insegnante di 40 anni, racconta che “tante delle mie allieve, alle scuole elementari, mi dicono che da grandi vogliono fare le veline. Gli rispondo sempre che è presto per decidere”. Sua madre Fernanda, 67 anni, ex impiegata, annuisce: “La colpa è, anche, dell’educazione che ricevono certe ragazze. Come fanno certi genitori ad incoraggiarle ad accontentare certi desideri del premier, come emerso dalle intercettazioni?”. Donatella, impiegata di 41 anni, ci tiene a ricordare i risultati di alcuni studi che dimostrano scientificamente le capacità delle donne: “In certe cose siamo meglio degli uomini. E allora perché dobbiamo accettare una società che si basa su un genere di consumismo che include anche la mercificazione del nostro corpo?”.

Marina, 55 anni, libera professionista, è venuta in piazza Castello insieme a sua sorella Tina, 54 anni, responsabile della comunicazione per un’azienda. “Per fortuna non tutte le donne sono disposte ad accettare determinate situazioni – dicono – E’ importante dare un segnale forte per mostrare che la maggior parte delle italiane ha una moralità”. Maria, ex insegnante in pensione di 75 anni, ricorda invece un vecchio slogan tornato alla ribalta nelle scorse settimane: “Sì, è giusto dire che l’utero è mio e me lo gestisco io. Ma non è giusto che poi le donne ed i loro uteri siano sottomessi ai desideri degli uomini. Il problema non è solo Berlusconi come persona, ma una certa concezione del corpo femminile propria del berlusconismo”.

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