Lanfranco Venturoni si trova ai domiciliari nella sua casa di Teramo. Nell'inchiesta della procura ci sarebbero una decina di indagati, tra cui i senatori Pdl Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano. Nel mirino dei pm la realizzazione di un inceneritore
L'assessore alla Sanità della Regione Abruzzo Lanfranco Venturoni (Pdl) è stato arrestato insieme con l'imprenditore Rodolfo Di Zio con l'accusa di corruzione nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Pescara sullo smaltimento dei rifiuti. Lo conferma una fonte della Regione, precisando che Venturoni, arrestato per l'attività svolta in passato a Teramo, è ai domiciliari, così come Di Zio, il proprietario di una ditta del Pescarese che si occupa di rifiuti.
Indagati - Nell'inchiesta sono indagati per corruzione anche i senatori del Pdl Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano, l'attuale sindaco di Teramo Maurizio Brucchi (Pdl), successore di Chiodi, e, per favoreggiamento, la consigliera regionale ed ex assessore ai rifiuti e alla Protezione civile, Daniela Stati, dimessasi dopo il suo coinvolgimento in un'altra inchiesta della Procura dell'Aquila, e di recente passata al gruppo misto in polemiche con il suo ex patito. Fonti della Procura hanno confermato che il numero complessivo degli indagati è di 12 persone.
Accuse - Le indagini sono durate circa due anni. Oltre alla corruzione agli indagati si contestano anche i reati di peculato e abuso d'ufficio. L'inchiesta è condotta da un pool di magistrati della Procura di Pescara composto da due pm, Gennaro Varone e Annarita Mantini e dal procuratore capo Nicola Trifuoggi. Il gip che ha concesso le misure cautelari è Guido Campli. Secondo la questura, a dispetto del numero delle misure cautelari, si tratta senza ombra di dubbio della più grossa indagine mai fatta in materia sul territorio nazionale, la più importante di quelle condotte dalla Procura di Pescara. Gli indagati, infatti, secondo la Procura, uniti da un unico disegno corruttivo, stavano cercando di realizzare un inceneritore in Abruzzo. Si tratta, inoltre, di parte dell'inchiesta dalla quale ha preso spunto, lo scorso 2 agosto, anche il procedimento che ha portato all'arresto di Ezio Stati, padre dell'assessore regionale dimissionario all'Ambiente Daniela Stati.
Pm: soldi ai politici - Nelle richieste dei Pm di Pescara nell'inchiesta sui rifiuti, spuntano anche soldi ai politici. I senatori Pdl Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano (vice coordinatore abruzzese) - secondo i Pm - avrebbero chiesto e ottenuto dagli imprenditori Di Zio il versamento di alcune decine di migliaia di euro a favore dei candidati a sindaco, poi eletti il 6 giugno 2009, di Teramo, Maurizio Brucchi, e Pescara, Luigi Albore Mascia, contributi elettorali versati una decina di giorni prima delle elezioni. Inoltre, la Deco, proprietaria dei locali della sede regionale del Pdl a Pescara non avrebbe fatto pagare per un certo periodo l'affitto. A ciò si aggiunge che Fabrizio Di Stefano avrebbe chiesto e ricevuto da Rodolfo Di Zio "20 mila euro", con due bonifici distinti "accreditati in Napoli il 29 maggio e il 3 giugno 2009, al candidato al parlamento Europeo Crescenzio Rivellini, che ne girava 5 mila con proprio assegno a Di Stefano". Questo assegno risulta incassato da Di Stefano "in Chieti il 4 giugno 2009, su proprio conto corrente".
Indagati - Nell'inchiesta sono indagati per corruzione anche i senatori del Pdl Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano, l'attuale sindaco di Teramo Maurizio Brucchi (Pdl), successore di Chiodi, e, per favoreggiamento, la consigliera regionale ed ex assessore ai rifiuti e alla Protezione civile, Daniela Stati, dimessasi dopo il suo coinvolgimento in un'altra inchiesta della Procura dell'Aquila, e di recente passata al gruppo misto in polemiche con il suo ex patito. Fonti della Procura hanno confermato che il numero complessivo degli indagati è di 12 persone.
Accuse - Le indagini sono durate circa due anni. Oltre alla corruzione agli indagati si contestano anche i reati di peculato e abuso d'ufficio. L'inchiesta è condotta da un pool di magistrati della Procura di Pescara composto da due pm, Gennaro Varone e Annarita Mantini e dal procuratore capo Nicola Trifuoggi. Il gip che ha concesso le misure cautelari è Guido Campli. Secondo la questura, a dispetto del numero delle misure cautelari, si tratta senza ombra di dubbio della più grossa indagine mai fatta in materia sul territorio nazionale, la più importante di quelle condotte dalla Procura di Pescara. Gli indagati, infatti, secondo la Procura, uniti da un unico disegno corruttivo, stavano cercando di realizzare un inceneritore in Abruzzo. Si tratta, inoltre, di parte dell'inchiesta dalla quale ha preso spunto, lo scorso 2 agosto, anche il procedimento che ha portato all'arresto di Ezio Stati, padre dell'assessore regionale dimissionario all'Ambiente Daniela Stati.
Pm: soldi ai politici - Nelle richieste dei Pm di Pescara nell'inchiesta sui rifiuti, spuntano anche soldi ai politici. I senatori Pdl Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano (vice coordinatore abruzzese) - secondo i Pm - avrebbero chiesto e ottenuto dagli imprenditori Di Zio il versamento di alcune decine di migliaia di euro a favore dei candidati a sindaco, poi eletti il 6 giugno 2009, di Teramo, Maurizio Brucchi, e Pescara, Luigi Albore Mascia, contributi elettorali versati una decina di giorni prima delle elezioni. Inoltre, la Deco, proprietaria dei locali della sede regionale del Pdl a Pescara non avrebbe fatto pagare per un certo periodo l'affitto. A ciò si aggiunge che Fabrizio Di Stefano avrebbe chiesto e ricevuto da Rodolfo Di Zio "20 mila euro", con due bonifici distinti "accreditati in Napoli il 29 maggio e il 3 giugno 2009, al candidato al parlamento Europeo Crescenzio Rivellini, che ne girava 5 mila con proprio assegno a Di Stefano". Questo assegno risulta incassato da Di Stefano "in Chieti il 4 giugno 2009, su proprio conto corrente".