Caso Diaz, Mantovano: "Fiducia del Viminale nei poliziotti"

Cronaca
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Il sottosegretario all'Interno ha assicurato che resteranno al proprio posto i 25 funzionari, condannati in appello per i pestaggi nella scuola genovese dopo il G8 del 2001. Un'opinione condivisa dal ministro Maroni. Plauso, invece, per la sentenza dal Pd

Com'era prevedibile, ha suscitato un autentico polverone politico il ribaltamento della sentenza di primo grado e la condanna in appello di 25 poliziotti, indagati per l'irruzione nella scuola Diaz di Genova e i conseguenti pestaggi al termine del G8 del 2001. La polemica è montata violenta anche in considerazione del fatto che le condanne hanno soprattutto riguardato i vertici della polizia, a partire dal capo dell'anticrimine Francesco Gratteri.

Il primo commento ufficiale è giunto dal Viminale a opera del sottosegretario Alfredo Mantovano, che ha definito quella della Corte d'Appello di Genova "una sentenza che non dice l'ultima parola, in quanto afferma l'esatto contrario di quanto era stato stabilito in primo grado e quindi ora andrà al vaglio della Corte di Cassazione". Mantovano ha subito precisato: "Questo non significa che alla Diaz non sia successo nulla, ma la sentenza di primo grado aveva individuato delle responsabilità e distinto le varie posizioni". Conseguentemente, in attesa del verdetto della Cassazione, i funzionari della Polizia di Stato "resteranno al loro posto, che non si limitano a occupare, svolgendo il loro ruolo con grande responsabilità e dedizione, rispetto al quale ci può essere solo gratitudine da parte delle istituzioni".
Un'opinione, quella di Mantovano, sottoscritta "al cento per cento" dal ministro dell'Interno Roberto  Maroni. Il rappresentante del governo ha poi ribadito "la fiducia nelle persone che sono state coinvolte".

Espressioni più forti, quelle usate dal capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, per il quale "la sentenza sul processo Diaz fa sua interamente la tesi più estrema dei no-global. A nostro avviso quella notte ci furono indubbiamente errori e valutazioni sbagliate da parte di alcuni settori delle forze dell'ordine, ma non ci fu né un organico disegno repressivo né una catena di comando funzionale a esso". Per Cicchitto "la sentenza criminalizza tutto e tutti e fa propria la tesi dei no-global, che è totalmente accusatoria nei confronti delle forze dell'ordine e del tutto assolutoria nei confronti di chi provocò danni gravissimi, morali e materiali, alla città di Genova".

Plauso, invece, per la sentenza della Corte d'Appello è stata espressa dai senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, che l'hanno definita "una pagina di limpida democrazia che ristabilisce lo stato di diritto, condannando giustamente chi, della famigerata 'macelleria messicana', era stato responsabile morale".

Per l'europarlamentare dell'Idv Luigi De Magistris la sentenza "è una risposta positiva al desiderio di giustizia e di verità, che il Paese nutre dal luglio 2001". Per l'ex magistrato essa, in ogni caso, attenua solo "parzialmente il dolore per una ferita politica e sociale difficilmente cicatrizzabile, che racconta di uno Stato trasformatosi in persecutore e repressore, con mandanti morali e materiali seduti ai piani alti istituzionali. Essi, dopo quella pagina immonda, hanno continuato a progredire nella loro carriera: ulteriore offesa ai manifestanti pacifici massacrati e umiliati in quei giorni, che videro l'Italia trasformata nel Sudamerica degli anni '70".

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