Processo Eternit, Cota e Bresso depongono in aula

Cronaca
Il palazzo di Giustizia di Torino dove è in corso il processo Eternit (LaPresse)
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Ripreso a Torino il processo per i morti e i malati di patologie legate all’amianto. Il governatore del Piemonte e l'ex presidente si stringono la mano dopo le polemiche. Sentito anche l'assessore Ugo Cavallara e l'ex sindaco di Casale Riccardo Coppo

Ripreso a Torino il maxi processo Eternit per i morti e i malati di patologie legate all’amianto. Gli imputati, per disastro colposo, sono Stephan Schmidheiny e il barone Jean-Marie Louis de Cartier de Marchienne. Dal 1952 erano responsabili degli stabilimenti Eternit italiani (Casale, Cavagnolo, Rubiera, Bagnoli). Le parti civili ammesse al processo sono oltre 3 mila. Tra di loro c’è anche la Regione Piemonte che si è occupata della bonifica del territorio di Casale Monferrato e Cavagnolo. Tra i testimoni anche il governatore Roberto Cota e l’ex presidente Mercedes Bresso. Dopo le polemiche degli ultimi giorni dovute all'annuncio di ricorsi sulla regolarità del voto annunciati dalla Bresso, i due hanno sorriso davanti ai flash e si sono stretti la mano. “Non esistono colori politici di fronte a un problema così grande”, ha detto l’ex governatore del Piemonte. E in aula ha continuato: “Non sono mai stata contattata né personalmente né tramite gli uffici della Regione dai due imputati”.

“Non me ne sono ancora occupato direttamente ma questa è una questione a cui tengo molto – ha detto Cota –. Se sono necessari altri esborsi per le bonifiche provvederemo”. I dettagli sulle cifre sono stati snocciolati da Ugo Cavallara, attuale assessore all’urbanistica e alle opere pubbliche, assessore all’ambiente dal 1995 al 2005. “Nell’area Casalese, oltre ai 41 già stanziati, serviranno almeno altri 20 milioni di euro – ha detto –. Alla bonifica dell’ex stabilimento di Cavagnolo erano stati destinati 66 mila euro, la Provincia ora ha chiesto altri due lotti da 28 mila e 144 mila euro”.

Sentito anche l’allora sindaco di Casale, Riccardo Coppo. Ha rievocato le sue battaglie degli anni Ottanta. “Le malattie provocate dall’amianto cominciavano a colpire centinaia di lavoratori e residenti. Ma da noi si moriva uno alla volta, senza scalpore. Si dava la colpa a un destino malvagio. Ancora nel 1984 i responsabili dell’azienda dicevano che il collegamento tra l’amianto e il mesotelioma non era dimostrato”, ha ricordato Coppo raccontando di “pressioni” subite per la sua “ingiustificata avversione all’amianto”. L’ex sindaco ha consegnato al Tribunale una lettera del settembre 1985 in cui manifestava a Stephan Schmidheiny, il maggiore azionista Eternit, la sua preoccupazione per “l’incidenza dei tumori enormemente superiore alla media nazionale”. “Non ricevetti risposte”, continua Coppo. L’anno dopo Eternit fallì. Nel 1987 il primo cittadino firmò una delibera, la prima in Italia, con cui vietava l'impiego di lastre in amianto nel territorio comunale. "Non tutti – ha rivelato – erano d'accordo. Mi dicevano che non ne avevo il potere. Ma quando mi comunicarono l'esito di un'indagine dei medici di Casale, di una gravità inaudita, ruppi gli indugi”.

Dopo Coppo ha parlato la vedova di un ferroviere, in servizio alla stazione cittadina nei primi anni Settanta, morto di mesotelioma: "Arrivavano treni merci carichi di sacchi di amianto. Quando si rompevano, gli addetti spazzavano i vagoni con la saggina e la polvere si alzava ovunque", ha raccontato.

In molte testimonianze è stato ricordato Paolo Ferraris, ex assessore regionale morto per mesotelioma a 49 anni nel 1996. Era originario di Casale e si era battuto contro il mostro dell’amianto.

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