L'Italia chiamò: liberate l'inno dalla Siae

Cronaca
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La richiesta del presidente del consiglio comunale di Messina perché l'esecuzione di Fratelli d'Italia non sia soggetta a diritto d'autore. L'appoggio della rete e due soluzioni per risolvere il problema

Gabriele De Palma

Stringiamoci a coorte (la coorte è un'unità militare potente e compatta, non la residenza signorile che è ha una sola "o") e difendiamo l'inno nazionale.  Questo è il messaggio lanciato dalle Alpi alla Sicilia alle istituzioni italiane e l'avversario di turno è la Siae, società per la raccolta collettiva dei diritti d'autore. Il casus belli è la richiesta da parte di quest'ultima dei compensi sui diritti relativi all'esecuzione – registrata, non suonata con l'orchestra - dell'inno di Mameli. Il caso risale alla scorsa estate, quando in un articolo sulla Gazzetta del Sud (11 agosto 2009) viene data notizia del conto presentato a una onlus messinese per l'esecuzione di alcuni brani, tra cui l'inno nostrano. In occasione del 25 aprile scorso, il presidente del consiglio comunale messinese, Giuseppe Previti, si arma di carta e penna e scrive una lettere al Presidente Napolitano: “Le trascorse celebrazioni del 65esimo Anniversario della Liberazione, mi danno lo spunto - scrive Previti - per affrontare un problema che lede uno dei principi fondati dal nostro Stato unitario. Quando Goffredo Mameli nel novembre del 1847 compose l’inno Fratelli d’Italia, certamente non poteva mai immaginare che ogni qual volta si ascoltasse, si dovesse pagare. E, francamente, non lo pensavamo nemmeno noi”.

Più chiaro di così non poteva essere.  Il conto presentato alla onlus messinese – con tutta probabilità la Croce Rossa – ammontava a 1094,40 euro. La Siae ha precisato che per l'inno sono stati chiesti solo 100 euro. Un caso analogo è capitato al Comitato Regionale Veneto della Federazione italiana pallavolo. Il fatto è che testo (Mameli) e musica (Novaro) dell'Inno sono in pubblico dominio visto che i due autori sono morti da più di settantanni; le registrazioni fonografiche dell'inno però no, dato che sono molto più recenti. Idem per gli spartiti e l'arrangiamento per orchestra, anche questi in genere ancora protetti da copyright. Quindi a norma di legge se qualcuno esegue l'inno leggendo lo spartito originale non deve corrispondere alcun diritto d'autore. Se usa uno spartito più recente e modificato rispetto all'originale invece sì. E gli spartiti con gli arrangiamenti per banda o orchestra rientrano in questa categoria.

L'inno nazionale però non è un'opera d'autore qualsiasi. Previti indica chiaramente nella lettera a Napolitano che l'inno "insieme ai colori della bandiera dà il senso della nostra storia e delle nostre radici" e si appella al Presidente perché entro il 2011, centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia, venga sgravato da qualsiasi tipo di remunerazione Siae.  La Siae, contattata in merito, non ha rilasciato alcun commento ma in serata ha diffuso una nota in cui chiarisce la propria posizione. (Allegare comunicato Siae)

Per quanto riguarda l'inno, nei blog che hanno seguito la vicenda sono state avanzate un paio di proposte legalmente percorribili. La prima è quella di Maurizio Codogno (.mau.): "la Presidenza della Repubblica ha la possibilità di pagare un'orchestra per una registrazione ufficiale dell'inno [...] A questo punto il Quirinale prende la registrazione, rinuncia esplicitamente ai suoi diritti e la lascia a disposizione di tutti i cittadini senza alcuna distinzione. Sarebbe preferibile porla nel pubblico dominio, ma anche solo una cessione a titolo gratuito dei diritti di esecuzione sarebbe sufficiente. Tutti quelli che vogliono eseguire l'inno lo prendono, lo suonano e salutano l'omino Siae".

Un'alternativa a questa strada è quella proposta da Pier Luigi Tolardo -redattore di Zeus News - avanzata nei commenti del blog di Massimo Mantellini:"eccezione di incostituzionalità attraverso una causa contro la Siae. L’Inno di Mameli, pur non essendo ancora stato costituzionalizzato e non basandosi su una normativa precisa, è comunque un bene comune del popolo italiano, appartiene a tutti i cittadini, che hanno il diritto e il dovere di eseguirlo e cantarlo, un simbolo della nostra identità civile, culturale, statuale".

Entrambe le soluzioni sono praticabili. La speranza è che Napolitano si faccia garante di questo regalo al popolo italiano. Le premesse sembrano esserci tutte, visto che sul sito del Quirinale sono a disposizione alcune versioni audio, tra cui quella cantata da Mario del Monaco e quella per coro e orchestra che si esegue prima degli eventi, sportivi e non, di rilievo. L'Italia chiama, al Presidente l'onore e l'onere della risposta.


TABELLA
Tariffario da Inno
Ecco il prezzario diffuso dalla Siae di Messina relativo all'esecuzione dell'inno:
-    Partita della nazionale: massimo 290 euro (a seconda della capienza dello stadio) ;
-    Gara di II categoria: da 40 a 60 euro:
-    In un Palazzetto dello Sport: 146 euro circa;
-    Esecuzione in teatro in forma concertistica: si paga il diritto di noleggio che va agli editori del brano.
-    Per una manifestazione sportiva: dipende se si incassa.

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