L’Aquila, via al processo per l’omicidio di Antonio de Meo

Cronaca
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Al tribunale dei minori del capoluogo abruzzese si apre il procedimento a carico di due ragazzi rom, che avrebbero ucciso per futili motivi il giovane studente universitario il 10 agosto 2009

Si apre oggi davanti al Gup del Tribunale dei minori de L'Aquila il processo con rito abbreviato a carico di due minorenni di etnia rom accusati di omicidio preterintenzionale per la morte di Antonio De Meo, studente universitario di 23 anni di Castel di Lama (Ascoli Piceno). Il giovane fu ucciso a pugni la notte del 10 agosto 2009 a Villa Rosa di Martinsicuro (Teramo) da tre ragazzi rom dopo una lite nata per futili motivi.

Il terzo rom coinvolto non è imputabile in quanto minore di 14 anni. Davanti al giudice compariranno invece E.G., 15 anni, di Alba Adriatica, e M.S., 17 anni, di Falconara (Ancona). I familiari dello studente universitario, che a Villa Rosa stava lavorando in un albergo, saranno presenti al processo, ma non potranno costituirsi parte civile perché così prevede la legge in caso di processi a carico di minorenni. Si opporranno comunque con forza - hanno annunciato - alla possibilità che ai due imputati possa essere concessa la messa in prova, che verrà invece chiesta dai loro legali.

Con questo provvedimento il processo viene sospeso e il minore viene affidato ai servizi minorili dell'amministrazione della giustizia che, anche in collaborazione con i servizi socio-assistenziali degli enti locali, svolgono nei suoi confronti attività di osservazione, sostegno e controllo. L'obiettivo è il recupero del minorenne che ha infranto la legge. La messa in prova può durare fino a 3 anni. In caso di esito positivo della prova, il giudice dichiara estinto il reato e il minore imputato viene prosciolto; l'esito negativo comporta invece la prosecuzione del procedimento.
De Meo quella notte fu colpito da tutti e tre i ragazzi, senza che lui, come riferito da alcuni testimoni, avesse la possibilità di reagire. Morì per una vasta emorragia cerebrale e per fratture alle ossa del volto causate dai pugni.


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