Mez, attenuanti a Knox e Sollecito: "giovani e incensurati"

Cronaca
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Lo scrivono i giudici nella motivazione della sentenza con cui hanno condannato a 26 anni e 25 anni i due imputati per l’omicidio di Meredith Kercher. Un delitto che “non è stato premeditato ma è nato da una concatenazione di eventi”

L'omicidio di Meredith non fu premeditato, anzi subito dopo, probabilmente Amanda Knox e Raffaele Sollecito si pentirono di ciò che avevano commesso e per questo motivo coprirono il cadavere della ragazza inglese. Lo scrivono i giudici della Corte d'assise di Perugia nelle motivazioni della sentenza con cui hanno condannato i due giovani a 25 e 26 anni di reclusione.

Per i giudici l'insieme degli elementi emersi nel corso del processo a Raffaele Sollecito e Amanda Knox "evidenzia un quadro complessivo e unitario, senza vuoti e incongruenze e comporta come esito necessario e strettamente consequenziale l'attribuzione dei fatti reato ipotizzati ad entrambi gli imputati dei quali va quindi dichiarata la penale responsabilità".

Quello di Meredith Kercher è "un delitto che viene posto in essere senza alcuna programmazione, senza alcuna animosità o sentimento rancoroso contro la vittima che in qualche modo possano esser visti quale preparazione-predisposizione al crimine". Per i giudici popolari il delitto è maturato "in forza di contingenze meramente casuali che andarono a saldarsi le une con le altre" con "Amanda e Raffaele che improvvisamente si trovano senza alcun impegno; incontrano casualmente (non c'è traccia di alcun appuntamento preso) Rudy Guede (il giovane ivoriano condannato in appello a 16 anni di carcere per lo stesso delitto ndr) e si trovano insieme a questo nella casa di Via della Pergola, dove proprio quella sera Meredith era sola".

Secondo i giudici il fatto di aver coperto il corpo della studentessa inglese dopo l'omicidio evidenzia da parte degli esecutori "oltre a un sentimento di pietà verso la vittima, il rifiuto e quindi una sorta di pentimento per quanto commesso: rifiuto e pentimento affidati a tale gesto di pietà”. I giudici nelle 427 pagine di motivazioni ricordano come "entrambi gli imputati sono giovanissimi e lo erano ancor di più all'epoca dei fatti".

"L’inesperienza e l'immaturità proprie dell'età giovanile – scrivono i giudici nelle 427 pagine - erano accentuate dal contesto in cui entrambi si trovavano perché diverso da quello nel quale erano cresciuti e privo dei punti di riferimento abituali che potevano valere a costituire sostegno, confronto e verifica continui nelle determinazioni della vita quotidiana". E proseguono: "Così Amanda Knox, arrivata a Perugia da neanche due mesi, animata soltanto da curiosità e dal desiderio di fare le più diverse esperienze, si trova a vivere privata di quella protezione e riparo costituiti, in particolare, dalla sua famiglia; analogamente Raffaele Sollecito, al quale il padre telefonava di continuo, quale segno della necessità che il figlio ancora aveva di una presenza che continuamente l'avesse ascoltato, sostenuto indirizzato".

I giudici, inoltre, ricordano la giovane età degli imputati e la loro incensuratezza, due elementi per i quali vanno concesse le attenuanti generiche. "Al di là dell'uso personale di droga - si legge nelle motivazioni - non sono risultati comportamenti disdicevoli posti in essere ai danni di altri" e "nessun teste ha riferito di azioni violente" realizzate dagli imputati nei confronti di alcuno. "Sono anzi risultate circostanze per le quali - proseguono i giudici - sia l'uno che l'altra, oltre ad impegnarsi con diligenza e profitto nello studio al quale come studenti erano tenuti (Raffaele Sollecito era alla vigilia della laurea e Amanda Knox si impegnava con profitto e continuità nelle lezioni che frequentava all'Università) si manifestavano disponibili con gli altri e accettavano la fatica di un'attività lavorativa che si aggiungeva a quella richiesta dallo studio e dalla frequenza delle lezioni".

Nel provvedimento si afferma inoltre che la Knox "accusò liberamente Patrick Diya Lumumba di avere ucciso Meredith e l'accusò nella consapevolezza dell'innocenza dello stesso Lumumba". Di qui la condanna della giovane di Seattle anche per il reato di calunnia.

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