30 anni fa veniva ucciso Valerio Verbano

Cronaca
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Stava per compiere 19 anni quando restò vittima dell' agguato nella sua abitazione. I tre assassini entrarono in casa dicendo che erano amici di Valerio, immobilizzarono i genitori, attesero il rientro del giovane e gli spararono

Quando fu ucciso a casa sua, a Montesacro a Roma, stava per compiere 19 anni, nella stanza accanto i genitori Rina Zappelli, detta Carla, e Sardo erano stati resi impotenti, legati e con il cerotto sulla bocca. Era il 22 febbraio 198o. Si chiamava Valerio Verbano, studente al liceo Archimede, attivo nel collettivo autonomo di Val Melaina. Sono trascorsi 30 anni da quel giorno.
Sua madre, che di anni ne ha 86, da quel drammatico 22 febbraio non ha smesso di cercare il colpevole e di non accontentarsi di una sigla, quella neofascista dei Nar, che ne rivendicò l'esecuzione. Tre anni fa, a 83 anni, ha fatto un corso Internet e aperto un sito nel nome del figlio con un blog in cui va indietro negli anni, cerca particolari, incrocia date e dialoga con gli amici di Valerio.

L' omicidio fu rivendicato dai Nar ma Carla Verbano non ha mai smesso di cercare la verità. E pochi giorni fa, edito da Rizzoli, è uscito il libro "Sia folgorante la fine" in cui racconta la sua vicenda e spiega di sperare in un incontro con il giovane che uccise il figlio.

"Quando è comparso davanti ai miei occhi non aveva ancora il passamontagna calato. Potrei ancora identificarlo... lo farei accomodare, gli preparerei un caffé, purché mi spiegasse perché".  LEGGI UN PASSAGGIO DEL LIBRO

L'omicidio Verbano non ha colpevoli materiali ma solo una rivendicazione, i Nar. Il mistero ha sempre riguardato un dossier che il giovane autonomo aveva realizzato sull'eversione nera, centinaia di pagine di appunti, nomi, cognomi, collegamenti con la malavita cittadina e con gli apparati statali per le coperture, che fu sequestrato dalla Digos e inghiottito nel nulla.

Sardo Verbano è sempre stato convinto che quello fosse il motivo. Carla, che spesso nel libro si dà ironicamente della marziana, negli anni è passata e ripassata davanti quella che negli anni di piombo è stata una via crucis con le strade del quadrante Nord est di Roma, Trieste, Salario, Nomentano, Montesacro che tra neri, rossi, poliziotti, giudici e morti per sbaglio, ha cifre da guerra civile.

Carla Verbano li ripassa tutti quei morti, va sotto casa di tutti, di Paolo Di Nella, ucciso con una sprangata, Stefano Cecchetti, 19 anni, cuoco ucciso per sbaglio, Francesco Cecchin, del giudice Vittorio Occorsio, del poliziotto Franco Evangelista detto Serpico davanti al Giulio Cesare e di tanti altri. Episodi, nomi in fondo ad una memoria che riemerge nei trentennali rimasta invece sempre viva tra i parenti delle vittime.

E a Roma si tiene la cerimonia per il trentesimo anniversario della morte di Valerio Verbano con la sostituzione della targa toponomastica a lui dedicata nel Parco delle Valli. "Anche per Verbano - spiega il sindaco Gianni Alemanno - abbiamo cambiato la targa toponomastica da 'vittima della violenza' a 'vittima della violenza politica'. Era un impegno che avevo preso personalmente con la madre di Valerio il 9 febbraio scorso, in occasione dell'anniversario della morte di Di Nella. Si tratta di un atto concreto di profondo valore civile per sottolineare con forza la follia dell'odio ideologico che ha distrutto la vita di tanti giovani".


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