Fiamme forse appiccate per cancellare tracce "morte bianca"
È accusato anche di incendio doloso Fabiano Mario Saba, il 49enne sassarese iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Sassari con le ipotesi di reato di omicidio colposo e occultamento di cadavere per la morte di Antonio Masia, l'operaio, suo collega, morto il 25 luglio nell'impianto di trattamento rifiuti della Gesam, a Truncu Reale. Come accertato dagli investigatori della Squadra Mobile in seguito alle indagini e all'autopsia, Masia, che inzialmente si pensava fosse rimasto vittima di un malore, è stato ucciso da un mezzo meccanico. Il 6 agosto, poche ore dopo un sopralluogo degli inquirenti nell'impianto e il sequestro dei telefoni di tutti i dipendenti, lo stabilimento era stato distrutto da un incendio doloso che per giorni aveva impegnato i vigili del fuoco e creato un allarme ambientale.
La Procura indaga per capire se il rogo e la morte di Masia siano in qualche modo legati fra loro, e se entrambi i fatti siano imputabili all'operaio indagato: le fiamme infatti potrebbero essere state appiccate per cancellare le tracce dell'incidente mortale sul lavoro. Qualche chiarimento potrebbe arrivare dagli accertamenti sui telefonini sequestrati.
Mercoledì prossimo, 14 settembre, la Procura assegnerà l'incarico a un perito formulando dei precisi quesiti ai quali le verifiche dovranno dare una risposta. Un consulente di parte sarà nominato anche dall'avvocato Daniele Alicicco, che assite la famiglia della vittima. Intanto Saba, per voce del suo avvocato difensore Pierfrancesco Cherchi Minniti, proclama la sua innocenza: "Il mio assistito ha già detto agli inquirenti di essere estraneo ai fatti contestati, e lo ribadisce. Aspettiamo di avere gli atti di indagine per poter dare ulteriori risposte".