Tre casi di trichinellosi nel Nuorese, scoperti a Orgosolo

Sardegna
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Pazienti al S. Francesco ma solo uno ricoverato, appello Asl

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Tre casi di Trichinellosi sono stati riscontrati in altrettanti pazienti di Orgosolo. Il sospetto diagnostico è nato durante il ricovero del più giovane all'ospedale San Francesco di Nuoro, grazie al contributo dell'Unità Operativa di Laboratorio Analisi chimico cliniche e Microbiologiche del presidio nuorese.
    I casi sono stati confermati dall'Istituto Superiore di Sanità mediante test di conferma con metodica Western Blott.
    Al momento uno dei tre casi ha richiesto l'ospedalizzazione ed è stato preso in carico dall'Unità Operativa di Malattie Infettive del San Francesco.
    La ASL n. 3 di Nuoro intende "rassicurare la popolazione ricordando che, accanto alla diagnosi tempestiva garantita dal Laboratorio analisi dell'Ospedale San Francesco, i servizi veterinari aziendali - in particolare la Struttura Complessa Sanità Animale Nuoro - Lanusei e l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna operano in sinergia al fine di assicurare la prevenzione e il controllo di questa zoonosi la cui a trasmissione all'uomo avviene esclusivamente per via alimentare, attraverso il consumo di carni infette, in particolare carne suina (maiale o cinghiale), equina e più raramente di carnivori selvatici (volpe). La trichinosi non si trasmette da persona a persona".
    "Il pericolo Trichinella - ricorda la struttura Sanità Animale Nuoro - Lanusei - può essere evitato non consumando carni crude o poco cotte delle specie interessate o salumi ottenuti da carni macellate in strutture non idonee e non sottoposte al controllo dei Servizi Veterinari. I proprietari dei suini che intendono effettuare la macellazione in azienda per autoconsumo delle carni, devono fare richiesta ai Servizi Veterinari della ASL di Nuoro che assicureranno il controllo nei giorni e nell'ora concordata. Dopo il prelievo e l'analisi di un campione di muscolo, le carni con esito favorevole potranno essere dichiarate idonee al consumo umano, garantendo così la sicurezza del consumatore. Anche i cacciatori devono conferire ai Servizi Veterinari i campioni di muscolo di tutti i cinghiali e le volpi cacciate e consumare le carni solo dopo aver ricevuto l'esito favorevole delle analisi. Salatura, essiccamento, affumicamento e cottura nel forno a microonde della carne non assicurano l'uccisione del parassita", conclude l'azienda.
   

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