Pastori contro ripartizione fondi Psr, Isola svantaggiata

Sardegna

"Così aumenta il gap con le regioni del nord Italia"

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I pastori sardi Fabio Pisu, Gianuario Falchi, Nenneddu Sanna, Antonio Doa e Gianluigi Argiolas esprimono "forte disapprovazione per la decisione definita dall'assessora Regionale all'Agricoltura Gabriella Murgia, assieme alla maggioranza delle Regioni del nord Italia, relativa al superamento del criterio storico di ripartizione dei Fondi del Programma di Sviluppo Rurale". In una nota gli allevatori, storici portavoce dei pastori senza bandiere, ritengono che "il nuovo criterio ha comportato una minore assegnazione dei fondi per la Sardegna passando dal 6,90% agli attuali 6,18% dei fondi sulla spesa pubblica".
    "Evidenziamo che, con la nuova ripartizione, vengono avvantaggiate le regioni del nord come Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna dove si rileva un Pil pro-capite di circa 35.000 euro mentre la Sardegna ne registra circa 20.000 euro. Da tale paragone si evince la chiara inosservanza del terzo principio del 'new green deal' che invece tiene conto dei soggetti e dei territori svantaggiati come la Sardegna - spiegano - Infatti la Sardegna, che con il criterio storico si registrava al quarto posto della classifica con circa 150 milioni di euro in più rispetto alle suddette tre regioni del nord, ha perso tre posizioni, passando al settimo posto della classifica, a seguito dell'applicazione del nuovo criterio".
    "Non si comprende il motivo per cui al mutamento del criterio storico non è conseguita anche la modifica nel primo pilastro della convergenza titoli per puntare ad avere un titolo di valore omogeneo in tutto il territorio nazionale - incalzano - Per far sì che i titoli siano distribuiti in modo equo in tutto il territorio. Tali risultati, ritenuti soddisfacenti dall'assessora Murgia, a nostro avviso sono molto lontani dai criteri richiesti dalla nuova PAC in quanto non vi è nemmeno traccia di compensazione per l'esclusione del comparto ovicaprino dall'Ecoschema 1 a livello 2 e della riduzione del gap tra regioni sviluppate e non. Rimaniamo ancora sorpresi del silenzio di politici e associazioni di categoria che dovrebbero essere quotidianamente in prima linea per farsi portavoce delle esigenze e delle richieste fatte presenti più volte dalla nostra categoria, ma rimaste ancora prive di ascolto".

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