Imprese strette tra rincari energia, Covid e credito

Sardegna

Indagine Cna, servono correttivi da Governo e Regione

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La ridotta capacità produttiva delle imprese sarde a causa della pandemia rischia di rallentare la crescita economica regionale alimentando una fase di inflazione già innescata dalla crescita dei costi energetici.
    Proprio l'aumento delle bollette, insieme alla mancanza di liquidità e alla difficoltà di accedere ai finanziamenti, sta mettendo a serio rischio la tenuta di molte attività economiche.
    È quanto si evince dall'ultima indagine dell'Istat che ha analizzato l'impatto economico e finanziario dell'emergenza Covid-19 su un campione di attività economiche con più di tre addetti nei settori industria e costruzioni, commercio e servizi.
    In Sardegna le imprese con più di tre addetti sono infatti circa 23.300 e impiegano oltre 197 mila occupati, pari a circa il 65% del totale. L'anno appena passato nonostante la performance superiore alle attese del settore turistico, ha fatto registrare una ripresa nettamente inferiore della media nazionale (+4,1% contro il +6,5% stimato per l'economia italiana). L'indagine dell'Istat fornisce le prime indicazioni sulle aspettative delle imprese regionali per la prima parte dell'anno appena iniziato.
    II 37% delle imprese ha ridotto gli addetti, gli spazi o gli impianti (la media nazionale si ferma a circa il 30%): è il secondo dato più elevato tra tutte le regioni italiane (alle spalle del Trentino-Alto Adige) e solo il 38% degli imprenditori sardi guarda con fiducia alla prima parte del 2022. Il rincaro della bolletta elettrica rappresenta uno degli elementi di maggiore criticità per oltre l'11% delle imprese regionali.
    Oltre un quinto delle imprese indica la mancanza di liquidità e la difficoltà di accesso al credito come una delle principali criticità: a giugno 2021 il tasso di interesse medio pagato dalle imprese sarde era uno dei più elevati in Italia. Così il 26% delle imprese è dovuto ricorrere a crediti con garanzia pubblica per finanziare l'attività corrente, aumentare le scorte di liquidità a scopo precauzionale o riparare debiti in essere.
    "Lo scenario delineato dalle imprese sarde per il 2022 desta preoccupazione - commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna sarda -: la riduzione della capacità produttiva, lascito del biennio pandemico, rischia di rallentare la crescita economica regionale in una fase di rapida ripresa della domanda aggregata, nazionale e internazionale, alimentando l'inflazione già surriscaldata dalla crescita dei costi energetici. Ci attendiamo con urgenza un intervento del governo che compensi parte dei costi sostenuti dalle imprese. Il problema è inoltre la carenza endemica di liquidità - aggiungono - chiediamo alla Regione di istituire un 'Fondo Rotativo di piccolo Credito per le imprese di piccola dimensione': con 10 mln di euro verrebbero agevolate circa 800 piccole imprese". 
   

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