Allarme Fipe Confcommercio: "Azioni forti per sostenerci"
Serrande alzate solo nel weekend, incassi che ammontano a volte anche a sei euro in tutta una giornata di lavoro. E perdite fino al 70%. Scenario e numeri che descrivono la situazione dei pubblici esercizi, dai bar ai ristoranti, nel Cagliaritano durante la quarta ondata di Covid.
Inevitabile l'allarme lanciato da Fipe Confcommercio Sardegna.
"In questa fase ci sentiamo dimenticati", spiega il presidente Emanuele Frongia, "la situazione è catastrofica, ce lo dicono i dati. Lo Stato non può rimanere a guardare. Stiamo vivendo una situazione simile a quella del primo lockdown, quando eravamo spaventati e non sapevamo cosa fare". Secondo Frongia un disastro economico. "Il 90% di noi si è indebitato e l'80% è rappresentato da piccole, piccolissime imprese che spesso sono a conduzione familiare- spiega- le nostre aziende si trovano a pagare affitti senza che ci sia la forza produttiva di sostenere queste spese, continuiamo a sostenere i nostri collaboratori e non ci viene concessa la possibilità di usufruire della cassa integrazione".
Frongia punta il dito anche contro i costi delle merci e delle utenze. "Parliamo di un rincaro rispettivamente del 10 e del 60 per cento". Le richieste. "Oggi ci rivolgiamo allo Stato, non solo alla Regione. Il Governo deve adottare azioni forti per sostenere il nostro lavoro. In Germania, ad esempio, è stata ridotta l'iva. Si potrebbe anche eliminare completamente il costo del lavoro. Le ipotesi sono tante. Ma così non possiamo andare avanti, di questo passo il nostro futuro è il reddito di cittadinanza".