Cagliari, pm aveva chiesto ergastolo ma riconosciute attenuanti
Si è chiuso con una condanna a 25 anni di reclusione il processo per l'omicidio di Antonio Piras, 35 anni di Sestu, ucciso nelle campagne del paese dall'amico e compaesano Aldo Soro, 61enne, con una fucilata ravvicinata in pieno petto. Un colpo che secondo il pubblico ministero Gaetano Porcu sarebbe stato legato ad un litigio dovuto dall'abuso di alcol: entrambi avevano passato la sera al bar a bere e avevano deciso di proseguire la serata in campagna. Per questa ragione l'accusa aveva sollecitato alla Corte d'Assise di Cagliari, presieduta dal giudice Giovanni Massidda, una condanna all'ergastolo evidenziando i futili motivi che avevano dato origine al delitto.
Di diverso avviso era stato l'avvocato difensore Stefano Piras che aveva ribadito la tesi della non volontarietà di uccidere del suo assistito, ritenendo che la fucilata sia partita accidentalmente mentre i due, dopo una giornata trascorsa a bere al bar, erano impegnati in una sfida a tiro a segno con un fucile a canne mozze di proprietà di Soro. L'arma non è mai stata ritrovata. A sollecitare la massima pena erano stati anche gli avvocati di parte civile, Aldo Niccolini e Giuseppe Cirronis. Dopo quasi tre ore di camera di consiglio, il presidente della Corte d'Assise ha letto il dispositivo della sentenza che riconosce le attenunanti generiche e condanna l'imputato a 25 anni di carcere.