Pranzo politici sardi: direttore generale rimette il mandato

Sardegna
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Sentito dal pm, sindaco Mandas si scusa per l'accaduto

"Da questo momento rimetto il mandato nelle mani del presidente perché voglio evitare che un mio errore possa essere utilizzato per una strumentalizzazione politica verso il presidente Solinas. Non ci sto alla macchina del fango e preferisco fare un passo in dietro". Umberto Oppus, sindaco di Mandas e direttore generale dell'assessorato regionale degli Enti locali è rimasto una quarantina di minuti chiuso nella stanza del pubblico ministero Giangiacomo Pilia che indaga sul pranzo "proibito" organizzato il 7 aprile in uno stabilimento termale di Sardara. Un banchetto interrotto da un blitz della finanza e a cui hanno preso parte manager sanitari, direttori di assessorati e vertici di Enti strumentali della Regione con una quarantina di persone, organizzato in un periodo nel quale vigeva la Zona Arancione che limitava gli assembramenti.

Dopo essere stato sentito dal pm che sta indagando - al momento contro ignoti e senza ipotesi di reato - Oppus ha rimesso il suo mandato di direttore generale nelle mani del governatore Christian Solinas. "Sono stato invitato e non pensavo ci fossero così tante persone - ha detto - è stato un errore grave. Ho detto al pubblico ministero tutta la verità, senza nascondere nulla. Ho spabagliato e chiedo scusa".

ATTESA PER PROVVEDIMENTI SOLINAS - L'attesa potrebbe durare fino a lunedì, quando in Procura a Cagliari saranno ultimati gli interrogatori delle persone informate sui fatti del pranzo di Sardara. Solo allora, alla luce di un quadro completo della situazione, il governatore Christian Solinas potrebbe decidere quali provvedimenti prendere nei confronti dei commensali riferibili all'amministrazione regionale. D'altra parte, non si può permettere di temporeggiare più di tanto.

L'articolo 50 della legge regionale 31 del 1998 parla chiaro: l'eventuale provvedimento disciplinare deve essere contestato entro dieci giorni da quando si è avuta notizia del fatto, come è emerso anche dal dibattito in Consiglio regionale di giovedì, trascorsi i quali resta la possibilità di revocare i direttori generali degli assessorati o di altri enti, ma con l'obbligo di corrispondergli un'annualità di stipendi. Altrimenti il presidente può scegliere un'altra strada: attendere le dimissioni degli interessati.

Diverso il discorso per il suo portavoce Mauro Esu, considerato che il suo incarico è di natura fiduciaria, quindi non vincolato alle regole che disciplinano i rapporti di lavoro dei dirigenti presenti al banchetto alle Terme. Domenica, da fonti vicine a Villa Devoto era trapelato che Solinas reputa inconciliabile la permanenza in qualunque ruolo o incarico regionale di chi abbia violato le norme di contenimento della pandemia. Su questo sarà incentrata una mozione che l'opposizione sta confezionando per chiedere al governatore di prendere al più presto provvedimenti.

PORTAVOCE SOLINAS, "INVITO TRA AMICI" - "Pensavo si trattasse di un invito semplice tra pochi amici e come tale, dunque, un appuntamento per così dire privato e di tipo quasi personale". Lo dice il giornalista, Mauro Esu, portavoce del presidente della Giunta regionale della Sardegna, Christian Solinas, in una lunga intervista a La Nuova Sardegna in merito ai fatti che hanno portato all'inchiesta aperta dal pubblico ministero di Cagliari Giangiacomo Pilia sul pranzo "proibito" organizzato il 7 aprile scorso in un centro termale di Sardara: una quarantina di persone in tutto tra dirigenti della Regione, manager di aziende sanitarie, medici, ingegneri, vertici di enti strumentali, politici e militari riuniti in violazione delle prescrizioni anti-Covid previste per la zona arancione, in vigore in quei giorni.

Un caso esploso anche in Consiglio regionale. Un pranzo del quale - ha ribadito Esu - non era informato lo stesso governatore: "io stesso non ero a conoscenza di una riunione nei modi in cui poi è stata rappresentata dagli organi di informazione. Non sapevo neppure io che sarebbero transitate quelle persone nell'ora di pranzo - si legge ancora sul quotidiano - Ritengo che, come molto spesso accade in situazioni come questa, interpretando in maniera un po' troppo estensiva il senso dell'ospitalità del padrone di casa, in tanti abbiamo allungato l'elenco degli inviti".

E il padrone di casa è Gianni Corona, 58 anni, socio e manager di Sardegna termale, anch'egli sentito da La Nuova Sardegna: "Mi assumo tutte le responsabilità di quello che è accaduto. Dietro quel pranzo non c'era nessuna organizzazione, non si doveva discutere di chissà quale argomento, non c'era alcun disegno politico, nessuna strategia. Erano solo amici che si incontrano. Pranzi come quello di cui si parla da giorni sono per noi relazioni personali che hanno rilevanza commerciale. Servono a farci conoscere, a informare. Ecco perché se si invita un amico che ne porta con sé un altro per noi ci creano occasioni per far apprezzare la struttura, occasioni di confronto".

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