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Effetto Covid, crolla l'economia dell'Isola

Sardegna

Rapporto Bankitalia: male industria e turismo, export -35%

DI GIAN MARIO SIAS

Per la prima volta dal 2012 l'industria sarda registra un calo di produzione e ordini. Una contrazione di oltre il 30% per entrambi le voci, insomma un crollo. Lo dice l'aggiornamento congiunturale sull'economia della Sardegna, della Banca d'Italia, presentato oggi on line da Giancarlo Fasano, capo della sede di Cagliari, Roberto Rassu, responsabile della divisione Ricerca economica, e Rosario Maria Ballatore, che opera nella stessa area. Una 'fotografia' dell'economia sarda che non può non tener contro della pandemia in corso.

L'indagine sul primo semestre 2020 conferma già che nei primi nove mesi cala il fatturato della maggior parte delle aziende. Tengono il settore alimentare, spinto dalla vivacità della domanda interna, quello della meccanica e della fabbricazione di metalli, animati dalla richiesta estera. In assenza di domanda privata e senza un corrispondente aumento di opere pubbliche, frena la crescita delle costruzioni. Aumenta invece il valore delle gare d'appalto aggiudicate nel primo semestre, ma la vendita di case cala del 25%. Nei servizi si accentua la riduzione dei fatturati, che interessa tre imprese su quattro. Il commercio soffre il calo dei consumi. L'aumentata propensione al risparmio sfavorisce i beni durevoli: le immatricolazioni di auto, per esempio, diminuiscono del 39%.

Gli arrivi nelle strutture ricettive calano di un terzo. Gli stranieri sono il 60% in meno, e la parziale ripresa a inizio estate si è affievolita velocemente. Ne fanno le spese anche i trasporti: tra gennaio e agosto il traffico aereo perde due terzi del volume 2019, con un crollo dell'80,6% dei movimenti internazionali. E nei porti si registrano 5 milioni e 700mila passeggeri in meno rispetto al 2019. Non a caso il calo del 22% di iscrizioni di nuove imprese interessa soprattutto trasporti e ricettività.

Precipita l'export con un -35,3%, oltre la media nazionale. Incide il crollo di vendite dei prodotti da raffinazione del petrolio (-43,5%), ma segnano il passo anche gli altri settori produttivi: -8,2%, con cali sensibili per chimica e prodotti alimentari e aumenti di industria metallifera e meccanica. Le esportazioni sono calate soprattutto in Area Euro, ma anche le vendite extra-Ue sono in netta flessione: -70% i flussi verso la Cina, -50% verso gli Stati Uniti. Di contro, aumenta la presenza del made in Sardegna nell'Europa centrorientale e nel Regno Unito.  "La pandemia ha fortemente colpito l'economia regionale, ma quel che più preoccupa in prospettiva è il clima di incertezza prodotto da quanto sta accadendo a livello sanitario", spiega Giancarlo Fasano.

Volendo intravedere qualche segnale positivo, "il calo atteso del Pil sardo per il 2020 è leggermente più contenuto rispetto alla media nazionale e del Mezzogiorno", sostiene Roberto Rassu. Tra elevato ricorso alla cassa integrazione, blocco dei licenziamenti, strumenti di integrazione e altre misure straordinarie, i dati relativi a occupazione e sistema creditizio sono meno gravi di quelli del sistema produttivo.
   

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