Si pensa a modello Sicilia con il varo di una legge regionale
Il Dpcm con le ultime restrizioni anti Covid è in vigore da lunedì ma l'ordinanza della Regione Sardegna che dovrebbe integrarne i contenuti non è stata ancora adottata. Non è bastata una nottata di trattative con il Governo e con i capigruppo di maggioranza e opposizione per convincere il presidente Christian Solinas a mettere in campo le misure annunciate. In parte restrittive, come la didattica a distanza al 100% e la riduzione della capienza dei trasporti pubblici fino al 50%, e in parte "permissive" rispetto al decreto nazionale.
Proprio queste ultime - apertura di bar fino alle 20 e di ristoranti fino alle 23, ma anche di palestre, piscine e teatri seppur con ingressi contingentati - sono all'origine dell'impasse. Solinas, infatti, ha condiviso la proposta con Palazzo Chigi ma ha ottenuto una bocciatura. Ieri Roma è stata chiara: solo norme più restrittive dalle Regioni, altrimenti impugnamo. Non è un caso se anche le Province Autonome di Trento e Bolzano abbiano fatto marcia indietro rispetto ad ordinanze che di fatto aggiravano il Dpcm. Lo stesso presidente della Regione Sicilia, Musumeci, dopo aver annunciato un disegno di legge che avrebbe consentito di adottare misure estensive, ha poi chiarito che "nessuno ha intenzione di riaprire subito".
Il modello Sicilia - una legge regionale al posto di un'ordinanza - potrebbe essere sposato anche dalla Sardegna. Una soluzione suggerita al tavolo di ieri notte dal consigliere di centrodestra Stefano Tunis (Sardegna 20Venti) e condivisa dal governatore Solinas. Sarebbe un modo per uscire da un vicolo cieco. L'altra soluzione che potrebbe essere messa in campo già oggi, è l'adozione di un provvedimento con le sole misure restrittive. In questo caso resterebbero però insoddisfatti ristoratori e gestori di centri fitness che due giorni fa sono scesi in piazza anche nell'Isola per manifestare contro il Dpcm.
L'OPPOSIZIONE DICE NO ALLA LEGGE - Arriva il no delle opposizioni all'ipotesi di una legge regionale contenente le stesse misure dell'ordinanza sulle riaperture, in deroga al Dpcm, ancora non adottata. Una soluzione suggerita dal consigliere del centrodestra Stefano Tunis (Sardegna 20Venti) con l'obiettivo di evitare l'impugnazione scontata del Governo. Oggi il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, ha portato avanti una serie di interlocuzioni con i capigruppo per verificare la possibilità di percorrere questa strada, sondando l'eventuale disponibilità delle minoranze a concordare l'ingresso della legge in Aula con la procedura d'urgenza prevista dall'articolo 102 del regolamento.
Niente da fare: i capigruppo di Progressisti, Pd, LeU e M5s si sono infatti detti contrari ad ogni tipo di azione incapace di produrre risultati perché in palese contrasto con la normativa nazionale. E' evidente, hanno sottolineato, che una legge come quella ipotizzata da Tunis sia un atto pericoloso, perché le forze deputate ai controlli dovrebbero applicare la normativa nazionale e non norme regionali: questo esporrebbe a sanzioni e chiusure. Opposizioni contrarie anche ad un'altro provvedimento che Solinas vorrebbe introdurre nell'ordinanza: portare al 100% la didattica a distanza nelle scuole superiori. Il centrosinistra compatto ha detto di non essere disponibile ad aumentare la quota del 75% prevista dal Dpcm.
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