Evasione Jhonny lo zingaro:cappellano,legge permessi è buona

Sardegna

Don Gaetano Galia difende le misure detentive alternative

di Gian Mario Sias

E' stato uno degli ultimi a vederlo, sabato mattina, nella casa famiglia che gestisce con le suore Poverelle di Bergamo, la Don Giovanni Muntoni nella borgata di San Giorgio, e dove l'ergastolano trascorreva le sue ore di permesso premio. Un beneficio concesso dal Tribunale di sorveglianza di Sassari e finito nell'occhio del ciclone, con il ministro Bonafede che attiva gli ispettori per capire se tutto è stato fatto secondo le norme di legge. Don Gaetano Galia, che è anche cappellano del carcere sassarese di Bancali, conosce bene "Jhonny lo zingaro", al secolo Giuseppe Mastini, da tre giorni uccel di bosco dopo il mancato rientro nell'isituto penitenziario.

E conosce bene anche le misure alternative. Che difende con convinzione. "Ogni giorno - spiega all'ANSA il sacerdote - tantissimi detenuti escono dalle carceri e accedono a misure alternative, le pochissime evasioni non scalfiscano la validità della legge, fondata sul principio costituzionale del valore rieducativo della pena". Don Gaetano ha visto sabato mattina Mastini, un passato di primo piano nella criminalità romana, condannato all'ergastolo e recluso a Sassari dal 2017, dopo l'evasione a Fasano, in provincia di Cuneo. "Era il dodicesimo permesso premio dal 2019, era qui da dieci giorni - racconta il cappellano - ha passato la notte con la compagna, alle 11 è andato in Questura per firmare, le ha detto che sarebbe andato in carcere ma non è più rientrato". Don Gaetano non considera l'evasione un fallimento.

"Un educatore non vive di gratificazione", chiarisce. Ma lo rammarica che "un gesto istintivo, non pianificato, pregiudichi il percorso e precluda al detenuto, in futuro, l'opportunità di accedere ancora alle misure alternative". "L'ho conosciuto in carcere e abbiamo attivato il percorso nella casa famiglia. L'ultima volta - ricorda il prete - era evaso per amore, per stare con la compagna, ma senza commettere reati, perciò i giudici gli hanno dato quest'opportunità". Mastini ha ripagato la fiducia "rispettando ogni obbligo - asscicura don Gaetano - nulla faceva presagire la fuga, nessun nervosismo, comportamenti correttissimi". A San Giorgio faceva giardinaggio, agricoltura o curava gli animali. "A febbraio si sarebbe discusso della semilibertà, che gli avrebbe consentito di venire qui ogni giorno anziché cinque volte al mese", riflette il cappellano. Qualcosa nella sparizione del "Biondino", altro soprannome di Mastini, lo lascia perplesso.

"Se davvero l'avesse premeditato, sarebbe fuggito di notte, guadagnando tempo sugli investigatori - dice - che senso ha firmare in Questura e sparire a ridosso dell'orario di ritorno in carcere?". La sensazione è che sia stato "un gesto istintivo, fatto senza pensare alle conseguenze. E' davvero un peccato per lui". Ora però - è il ragionamento del sacerdote - l'eco della vicenda non deve mettere in dubbio la legge. "A San Giorgio in sette anni sono passati 400 detenuti, Giuseppe Mastini è il quarto che lascia. La legge è buona e contribuisce a rieducare, che è l'obiettivo della pena", ribadisce don Gaetano. Intanto le ricerche del 60enne di origine sinti si sono estese a tutto il territorio nazionale e in ambito internazionale, coinvolgendo i Paesi direttamente collegati con la Sardegna attraverso porti e aeroporti. La caccia all'uomo è coordinata dalla squadra mobile della Questura di Sassari e vede impegnate tutte le forze dell'ordine. A oltre tre giorni dalla sua sparizione, del fuggiasco non c'è alcuna traccia.

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