Ricoverato in ospedale: 'Aveva ragione Solinas a chiedere i test'
DI ANDREA FRIGO
Il Sottovento è una delle discoteche storiche di Porto Cervo, tra le prime ad aprire in Costa Smeralda già dagli anni 70, ma quest'estate aveva puntato tutto sulla ristorazione perché il suo attuale gestore, Walter Valloni, imprenditore molto noto nella movida romana, aveva capito che non sarebbe stata una stagione facile per il popolo delle discoteche e così ha chiamato con se Johnny Micalusi, il "re del pesce" a Roma. Ma ora sono entrambi ricoverati in ospedale, contagiati dal Covid.
"Conoscendo bene il popolo della notte - racconta Valloni in esclusiva all'ANSA dal letto del Reparto Malattie infettive di Sassari - già da aprile avevo pensato che la soluzione migliore per il rispetto delle regole e la sicurezza delle persone al Sottovento fosse la ristorazione. Abbiamo seguito tutte le precauzioni ma evidentemente non è bastato, è andata così. Ora sto meglio, non ho febbre, attendo l'esito del secondo tampone ma qui vedo tanti giovani ricoverati, intubati, è triste, io sto vivendo questo dramma in prima persona, la gente se non ci passa non capisce. Ecco perchè in tanti se ne fregano, non hanno rispetto di se e degli altri".
Ma allora cosa è successo in Costa Smeralda? "E' successo che aprire le discoteche è stato un errore. La colpa non è di noi gestori, non c'erano le condizioni di sicurezza, aveva ragione Solinas a chiedere il passaporto sanitario per chi arriva in Sardegna, ma doveva andare sino in fondo, non è stato fatto e non so per colpa di chi, ma è assurdo che sia arrivata in una regione Covid free tanta gente positiva. A Porto Cervo e Porto Rotondo ci sono tre-quattro comitive che girano le località della movida, li conosciamo, sono arrivati qui senza controlli, magari non sapevano di essere positivi ma hanno contagiato tutti, compresi i loro genitori che poi la sera andavano in ristorante e i contagi si sono moltiplicati.
Al Sottovento abbiamo una clientela adulta, personaggi famosi, anche loro erano positivi e non lo sapevano. Io sono stato contagiato e anche mia moglie, eppure abbiamo preso tutte le precauzioni, iniziando dal controllo della temperatura all'ingresso. Quando io sono risultato positivo abbiamo subito chiuso il locale, con evidenti danni economici perché stava andando molto bene, ma l'ho fatto per il rispetto del personale e della clientela". Torniamo alle discoteche. "Discoteca è sinonimo di assembramento, come fai a far rispettare le distanze a un ragazzo dopo che ha bevuto un paio di drink, quanta gente ci vuole per controllarlo? Dovevano essere date delle linee guida chiare, far entrare meno gente e assumere più personale per i controlli, quindi a fronte di meno ricavi doveva esserci un incentivo per i locali"
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