Allevatore ucciso: indagini serrate, è caccia al killer

Sardegna

Attesa per l'esito dell'autopsia, anche Ris al lavoro

Due colpi di fucile, uno al torace e l'altro all'addome, hanno raggiunto e ucciso l'allevatore di Genoni Gianfranco Melis, 36 anni. Il primo sparato da media distanza l'ha colpito al basso ventre, il secondo l'ha centrato in pieno petto senza lasciargli scampo. Sono gli elementi principali emersi al termine dell'autopsia eseguita dal medico legale Roberto Demontis nel Policlinico di Monserrato e durata sei ore, richiesta dal sostituto procuratore di Cagliari, Nicola Giua Marassi, titolare del fascicolo aperto con l'ipotesi di omicidio volontario dopo il rinvenimento ieri mattina del corpo senza vita dell'allevatore, freddato in un capannone dell'azienda agricola di famiglia, a Genoni.

Gli esiti dell'esame autoptico sono circondati dal riserbo, soprattutto per quanto riguarda l'orario della morte dell'allevatore, uscito di casa nel pomeriggio di sabato e trovato cadavere dall'anziano padre domenica mattina. Elementi che se rivelati potrebbe inficiare le indagini e dare un vantaggio ai responsabili del delitto per eventuali alibi. E' quello infatti il tassello più importante per poter ricostruire le ultime ore di vita della vittima.

I Carabinieri della Compagnia di Isili e del reparto operativo del comando provinciale di Nuoro, sotto il coordinamento del pm di Cagliari, lavorano ancora agli interrogatori di parenti e amici dell'allevatore, ma alcuni particolari importanti sono emersi dai primi rilievi svolti dagli investigatori: l'aggressore probabilmente conosceva bene le abitudini di Gianfranco Melis, che era solito trattenersi in azienda per lavori artigianali, quindi il delitto potrebbe essere stato commesso sabato sera.

Il rumore degli attrezzi usati poi, potrebbero avergli consentito di avvicinarsi alla vittima senza essere sentito e colpirlo a pochi metri di distanza. Terminata l'autopsia, il magistrato ha riconsegnato la salma ai familiari. I funerali si svolgeranno nei prossimi giorni nella chiesa parrocchiale di Santa Barbara a Genoni. Quanto al movente, non si esclude che Melis, incesurato e descritto come una persona buona e riservata, abbia visto qualcosa che non doveva, e che gli è costata la vita.

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