Titolare stabilimento Sud Sardegna, "numero chiuso in litorali"
DI FABRIZIO FOIS
"Ad oggi siamo completamente bloccati e i lavoratori sono a casa, visto che non posso neppure accedere al mio magazzino, dove tengo il chiosco smontato, perché la mia attività non rientra tra quelle previste dal Dpcm del Governo. A parte Liguria, Veneto, Emilia Romagna e Abruzzo, le altre regioni come la Sardegna non hanno autorizzato lavori di manutenzione: sono fiducioso ma i tempi sono stretti". Alberto Bertolotti, gestore di un chiosco con concessione per i servizi sulla spiaggia di Chia, nella costa sud occidentale della Sardegna, e vice presidente nazionale del sindacato nazionale balneari sta attendendo un segnale da Roma, ma - incalza- anche che gli imprenditori balneari vengano chiamati a dire la loro quando sarà il momento di definire le misure per poter ripartire sulle spiagge.
"Se e quando apriremo il nostro operato sarà solo servizio pubblico, il profitto d'impresa sarà un miraggio - spiega all'ANSA - sarà impossibile chiudere il conto economico in pareggio: dobbiamo infatti dimenticarci il mercato straniero e ci sarà solo quello solo locale". Citando poi una recente ricerca di Confturismo-Fipe, secondo la quale al massimo si potrà sperare di arrivare al 25% del fatturato del 2019, Bertolotti preannuncia con amarezza: "Ci aspetta una lunga traversata in piano oceano in tempesta senza viveri e senza acqua". Nel frattempo si parla di box in plexiglass, percorsi per entrare in acqua e altre misure per mantenere la distanza di un metro tra i bagnanti.
"Prevedere prescrizioni che contemplino distanze superiori a quelle che si devono mantenere negli spazi chiusi non hanno senso, per di più in luoghi aperti come i litorali - osserva - già ora tra un ombrellone e l'altro ci sono spazi non inferiori a 2 metri e mezzo". Allora come si potrà fare per rispettare le limitazioni che saranno introdotte per permettere agli italiani di andare al mare? "Magari puntando anche su altro - sottolinea - come il servizio ristorazione direttamente sotto l'ombrellone e altre iniziative che possono essere messe in campo direttamente negli stabilimenti. Ma il vero punto della questione - specifica - è come gestire le spiagge libere. Un conto è il presidio che siamo in grado di garantire nelle nostre strutture e quindi nella parte in concessione, altro è garantire il rispetto delle regole in tutta la spiaggia, compresa la parte aperta a tutti.
Noi, responsabilmente, siamo pronti a offrire questo presidio ma bisogna pensare, ad esempio, ad un contingentamento degli ingressi nei litorali, altrimenti diventa tutto più difficile". E sulle ipotesi, più o meno fantasiose, che sono emerse in questi giorni per salvare la stagione 2020, afferma: "L'unica cosa da fare per chi deve decidere, in questo momento, è quella di sentire gli imprenditori: è fondamentale perché non è possibile che le misure siano formulate da 'filosofi', ma chi capisce di sanità, da una parte, e della gestione del servizio, dall'altra. Più in generale, Bertolotti, da dirigente Sib, lancia la sua proposta: "serve un protocollo unico nazionale per definire le prescrizioni da adottare". Regole uguali per tutti, magari modellate o adattabili a seconda dei territori.
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